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APPUNTI DAL SINODO / UN RITORNO ALLE CATACOMBE

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I lavori del Sinodo sono stati punteggiati da molti significativi momenti di preghiera. L’attenzione è stata rivolta sia ai lavori, sia alla pluralità ecclesiale e all’ecumenismo, sia a quanto stava accadendo al di fuori dell’aula: la pace, i migranti. 

1. Senza preghiera non c’è Sinodo
2. La pluralità ecclesiale e l’ecumene
3. I migranti e la pace
4. La preghiera dei poveri 

SENZA PREGHIERA NON C’È SINODO

Nel presentare l’intenzione di preghiera di ottobre il papa aveva detto “Senza preghiera non ci sarà Sinodo”. Mario Grech, cardinale segretario generale del Sinodo, ha fatto proprio il suggerimento del papa e agli inizi di settembre ha scritto una Lettera a tutti i vescovi per chiedere la preghiera dell’intera comunità ecclesiale. 

La preoccupazione del papa ha trovato poi un’ampia e significativa risposta nella scansione del programma del Sinodo. 

Ognuna delle cinque sessioni di lavoro è stata aperta dalla preghiera e da una meditazione.

Il pellegrinaggio alle catacombe. Momento di grande significato simbolico è stato il pellegrinaggio alle catacombe di san Sebastiano, san Calisto e Domitilla nel pomeriggio del 12 ottobre. Il pellegrinaggio si è snodato in due tappe: la Basilica di san Sebastiano, dove i Padri e le Madri sinodali hanno sostato per un momento di preghiera, e le catacombe. 

Proprio alle catacombe di santa Domitilla, il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio, 42 Padri conciliari, principalmente dell'America latina, siglarono il celebre Patto delle Catacombe con il quale si impegnavano a realizzare una “Chiesa povera”, scevra da tutti i simboli e i privilegi del potere, per mettere i poveri al centro del ministero pastorale.

Il testo del Patto era riportato nel libretto del pellegrinaggio.

LA PLURALITÀ ECCLESIALE E L’ECUMENE

I momenti di preghiera hanno portato l’attenzione dei sinodali anche su due importanti aspetti della vita ecclesiale: la ricerca dell’unità della Chiesa e la pluralità delle forme di Chiesa già presenti nella Chiesa cattolica. 

La veglia ecumenica “Together”, tenuta in piazza san Pietro prima dell’inizio del Sinodo, il 30 settembre, ha riportato tutti alla realtà di divisione che attraversa le Chiese cristiane. Un utile memento per chi doveva iniziare un lungo lavoro di confronto sul futuro della Chiesa. 

Ma la pluralità è già presente all’interno della Cattolica, si tratta delle Chiese orientali cattoliche, che hanno 18 padri sinodali in rappresentanza delle molte denominazioni per noi quasi sconosciute, eppure in perfetta comunione con Roma. Si tratta delle Chiese copta, greco-melchita, siriaca, maronita, caldea, armena, greco-cattolica ucraina, siro-malabarense, siro-malankarese, romena, etiopica, rutena, slovacca, ungherese di rito bizantino. 

La celebrazione eucaristica in apertura della seconda sessione dei lavori, il 9 ottobre, è stata celebrata in san Pietro in rito greco-bizantino e presieduta da Sua Beatitudine Youssef Absi, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, mentre l’omelia è stata tenuta da cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. 

I MIGRANTI E LA PACE

Come abbiamo già avuto modo di scrivere, l’aula del Sinodo è attenta anche a ciò che accade al di fuori e si è raccolta, in varie occasioni, in preghiera per la pace e per i migranti.

Per i migranti. Presso il monumento “Angel Unawares” - scultura in bronzo di Timothy Schmalz installata in piazza San Pietro -, la sera del 19 ottobre, si è tenuta la preghiera dei sinodali per i migranti e i rifugiati, presieduta da papa Francesco.

Un Francesco, piuttosto affaticato, riprende la parabola del buon samaritano che sta al centro della Fratelli tutti e richiama tutti con parole forti alla compassione: 

Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura. Questa è la verità. Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione (v. 33). Questa è la chiave. La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro cuore. Questa è la chiave. 

Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo è finito per essere la tomba. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica”. 

E non si sottrae dall’indicare vie concrete non solo per l’azione individuale, ma anche per la politica:

“I migranti vanno accolti, protetti, promossi e integrati. Si tratta di una responsabilità a lungo termine, infatti il buon samaritano si impegna sia all’andata, sia al ritorno. Per questo è importante prepararci adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche.

Mi permetto di evidenziare l’urgenza di un’altra azione, che non è contemplata dalla parabola. Dobbiamo tutti impegnarci a rendere più sicura la strada, affinché i viandanti di oggi non cadano vittime dei briganti. È necessario moltiplicare gli sforzi per combattere le reti criminali, che speculano sui sogni dei migranti. Ma è altrettanto necessario indicare strade più sicure. Per questo, bisogna impegnarsi ad ampliare i canali migratori regolari. Nello scenario mondiale attuale è evidente come sia necessario mettere in dialogo le politiche demografiche ed economiche con quelle migratorie a beneficio di tutte le persone coinvolte, senza mai dimenticarci di mettere al centro i più vulnerabili.

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare: questo è il lavoro che noi dobbiamo fare”. 

A proposito di questo agire compassionevole, l’aula del Sinodo era stata informata il giorno prima dal cardinale Grech che i 116 migranti, stipati su due imbarcazioni nel Mediterraneo, erano stati tutti salvati da “Mediterranea Saving Humans” il cui rappresentante, Luca Casarini, è uno degli invitati speciali a questo Sinodo. 

Per la pace. Questa sera vi sarà alle 18 il papa presiederà nella basilica di san Pietro la preghiera per la pace. Ma già nelle settimane scorse ci sono state varie iniziative (v. Un sinodo di guerra), tra queste il rosario per la pace, che si è tenuto sempre in basilica due giorni fa. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Mauro Gambetti con la partecipazione dei membri dell’Assemblea sinodale.

LA PREGHIERA DEI POVERI

Anche i poveri accompagnano spiritualmente i lavori del Sinodo. Per iniziativa dell’«Osservatore di Strada», un mensile del “L’Osservatore Romano” che porta come sotto titolo “Il giornale dell’amicizia sociale e della fraternità”, e della parrocchia di San Pietro, sabato 21 ottobre, nella basilica Vaticana, si è tenuto un momento di preghiera in comunione con i partecipanti all’assemblea sinodale.



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