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Una giornata inaspettata

Una giornata inaspettata

Scampia non è né bianca né nera, ma grigia. Questa è la frase che mi sono sentito ripeter più volte in questa esperienza.

Nella giornata di lunedì 24 Aprile sono stato invitato dai missionari Saveriani a svolgere un’attività di volontariato nel quartiere di Scampia - Napoli. Da subito ci viene raccontato da Daniele Sanzone - frontman di una band campana nota come A67 - che si tratta di una zona periferica della città metropolitana di Napoli costituita grazie a 2 importanti flussi migratori. Il primo composto da persone provenienti da Poggioreale nel secondo dopoguerra. Il secondo, a partire dai primi anni ‘80, a seguito del noto terremoto in Campania che fu responsabile di quasi 3000 morti e più di 250000 sfollati.

Da subito emersero dunque le prime inevitabili conseguenze di un così repentino spostamento di persone a basso reddito e con situazioni familiari problematiche non opportunamente accompagnato da servizi necessari come scuole, asili, negozi di alimentari ecc. Corruzione, spaccio e rapine si sono ben presto estese a macchia d’olio.

In questo contesto sono nate con il tempo diverse associazioni, tra le quali il Gridas e Casa Arcobaleno con l’ardito compito di portare del bene nel dolore e nell’odio. Un esempio concreto di questo impegno lo abbiamo avuto nel primo pomeriggio quando una decina di bambini appartenenti ad un campo di etnia rom nelle vicinanze sono stati invitati a unirsi a noi per condividere qualche momento di gioco.

All’Inizio ho avuto un po’ di titubanza: era passato parecchio tempo dall’ultima volte che ho avuto a che fare con così tanti bambini. Con il passare del tempo però ho preso coraggio e mi sono buttato nella mischia. Inizialmente ho provato a scambiare qualche parola con loro, poi abbiamo iniziato una partita di calcio. Mi ha colpito molto la grinta con cui si gettavano sulla palla e il sorriso spontaneo che si dipingeva sui loro volti non appena segnavano un goal. Mi piaceva l’idea di contribuire, seppur in minima parte, alla realizzazione di quella felicità.

Non appena si è fatta l’ora di riportarli a casa, insieme a tutto il gruppo di volontari, ne abbiamo approfittato per portare un saluto anche alle loro famiglie che ci hanno dato il benvenuto nelle rispettive abitazioni all’interno del campo.

La casa nella quale sono entrato riversava in una condizione di evidente disagio, ma nonostante questo, siamo stati accolti di buon grado e con grande gentilezza. Mi ha colpito in particolare l’amore e l’attenzione che una di queste madri (la maggior parte dei padri si trova in carcere) mostrava nei confronti dei figli, di cui era anche molto orgogliosa. Il maggiore infatti aveva da poco iniziato a lavorare in una scuola, un lavoro certamente meno retribuito rispetto a quanto avrebbe potuto offrigli una soluzione mafiosa.

Saliti sul pulmino per ritornare a casa mi sono sentito travolto da una serie di emozioni, tra le quali però spiccava su tutte la gioia di aver vissuto una giornata di servizio in uno dei posti socialmente più complicati del nostro territorio.

Se dunque Scampia non è solo bianca o solo nera, per me in fondo è anche un po’ rossa perché l’amore seppur nascosto è vivo e non ha paura di manifestarsi.

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Pubblicato
03 Maggio 2023
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