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Lino, il simpatico fornaio

Al mio terzo viaggio nel 1986, venne con me anche Lino Ravasi, che si era liberato per un mese dal panificio dove lavorava. Nella missione di Mulenge vivevano p. Tonino Manzotti e p. Chui Romero. Noi due aiutavamo fratel Luciano Ghini nell’ampliamento della missione. Raggiunta l’età della pensione, il simpatico Lino si aggregò alla comunità di Goma dove p. Silvio Turazzi con le laiche consacrate Edda,

Paola, Luisa e Antonina avevano fondato “Muungano”, un’associazione a sostegno dei disabili e in aiuto della povera gente.

Uomo buono, semplice, disponibile, sempre con la sigaretta in bocca, Lino era molto conosciuto dai ragazzi di strada e dalla gente povera. Nelle prigioni, trattava con detenuti e soldati con semplicità e affabilità. Si è sposato con Caterina, una brava donna congolese, da cui ha avuto due simpatici bambini: Achille e Maria Silvia. Da alcuni anni, la famiglia Ravasi vive a Vicomero (Parma), nella comunità di accoglienza fondata e guidata da p. Silvio Turazzi ed Edda Colla (www.muungano,it).

Antonio, il tuttofare silenzioso

Nella missione di Nakiliza c’era anche Antonio Paggi, amico di Giusi. In quel periodo io conobbi Marina; dopo il matrimonio, l’Avsi ci inviò a Fisi, per iniziare la costruzione dell’ospedale. Antonio mi sostituì nel lavoro di costruzione dell’ambulatorio.

Buono, calmo, posato, di poche parole, Antonio aveva un ottimo rapporto con gli operai e con la gente, ma è dovuto rientrare in Italia per riprendere il suo lavoro. Raggiunta l’età di pensione, è tornato a Kitutu come tuttofare.

Anche le suore apprezzano molto le sue capacità manuali e suor Lucia (delle dorotee di Venezia) lo chiama in Camerun per seguire la costruzione della loro casa.

Vi resta un anno, perché a Kilomoni occorre un aiuto a p. Piero Mazzocchin nel progetto di costruzione della nuova missione dei saveriani, a pochi chilometri dal confine con il Burundi.

Poi, a causa di un incidente stradale, un assalto alla missione di Kavimvira e la prolungata instabilità, Antonio si demoralizza e non se la sente di continuare. Ora è in Italia e continua ad aiutare i missionari, inviando macchine per una scuola di arti e mestieri.​

Mauro: mani d’oro e pipa in bocca

Mauro Montagna è l’uomo dalle mani d’oro: dove c’è una cosa rotta lui l’aggiusta. Non c’è macchina o motore che non sappia riparare. Dopo aver assistito sua madre e aver cessato l’attività, consigliato da don Alfredo Ferrari, fidei donum aggregato ai saveriani, Mauro entra a far parte della grande famiglia saveriana come “associato”.

Gestisce l’officina della casa religiosa di Bukavu, sostituendo egregiamente p. Giuseppe Crippa, che del garage era stato il fondatore (morto a ottobre del 2009).

Di Mauro si può veramente dire che “tutti lo vogliono, tutti lo cercano”.

Lui deve ascoltate e aiutare chiunque: riparare la macchina o il gruppo elettrogeno, rimediare a una perdita d’acqua, cambiare un pannello solare... Si fa notare per la sua pipa sempre in bocca.

Davide e tanti altri giovani

A dare una mano a Ernesto, in questi ultimi tempi a Bukavu, c’è anche Davide della Val di Ledro (TN). Giovane di appena 22 anni, ha la tecnica e la praticità di un esperto. Ha studiato edilizia e lavora come muratore e boscaiolo.

Disponibile, non conosce ostacoli, procede con energia, convinto di quello che fa.

Moreno, Davide, Angelo, Sabrina, Francesca, Paola, Giovanna, Albertone, Andrea e tanti altri giovani hanno conosciuto per un breve periodo la realtà della missione, portandovi un po’ di gioia e di sapori italiani.

E hanno raccolto la speranza e la tenacia della gente congolese che li ha accolti.



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