Natale, la grande attesa: Poterlo baciare, anche senza moneta
La vita è tutta un’attesa. Il bambino aspetta quando sarà grande. Il giovane ha tanti sogni e aspetta che si realizzino. Il povero aspetta di diventare ricco. Il malato aspetta il miglioramento e la buona salute. Il prigioniero aspetta la liberazione. L'esiliato aspetta di tornare in patria. Il peccatore aspetta il perdono.
L'avvento liturgico è un attendere che il Signore venga in modo che noi possiamo incontrarlo, uomo come noi. E lui è venuto. Ha avuto una mamma, tanti amici e anche dei nemici. Questi lo hanno perseguitato, lo hanno condannato, lo hanno crocifisso. Ma lui era venuto per la vita, non per la morte. Così il terzo giorno è risorto. Ha detto ai suoi amici: "Ora io ritorno al Padre. Voi aspettatemi, perché tornerò a prendervi".
“Vieni Signore Gesù!”
Natale è tutto questo: godere della sua presenza sacramentale e aspettare il suo ritorno, come egli ha promesso. Perciò noi preghiamo: “Vieni, Signore Gesù”. Intanto ogni anno celebriamo la dolce festa del Natale. Quasi a dire: "Fu così bello, quando era cullato dalla mamma, amato dagli amici, desiderato dai malati, ascoltato da molti con stupore... Nessuno ha mai parlato bene come lui!
Lo rivedremo. Intanto ci divertiamo a metterlo in tanti presepi, al centro del nostro mondo, piccolo e grande. Sappiamo che il presepio è solo un'espressione, un segno esteriore di quanto desideriamo vederlo veramente. Come la sposa che guarda e bacia la foto dello sposo lontano, desiderando con ardore di rivederlo e riabbracciarlo presto.
Ecco la nostra preghiera, insistente e sincera: “Vieni, Signore Gesù! Non solo nel presepio, ma nella vita nostra e del mondo intero. Più o meno coscientemente, ti aspettiamo tutti. Vieni!”.
Ricordi del Natale
Era così il mio Natale. Quando da bambino, la notte di Natale, dopo l'allegra tombolata in famiglia, si andava in chiesa per la Messa di mezzanotte, per vedere la stella di legno, con una candela accesa su ogni punta, viaggiare su di un fil di ferro teso dalla cantoria in fondo alla chiesa fino al presepio accanto all'altare. Poi alla fine, si baciava il Bambino offrendo una piccola moneta. Pensando che la moneta fosse necessaria, io non andai a baciarlo, perché quell’anno la moneta non l'avevo. Ma quando lui verrà di nuovo, come ha promesso, la moneta la porterà lui. E io potrò baciarlo e andare dove lui è.
Quanti Natali ho passato nelle comunità saveriane, sparse nei continenti di questo mondo! Qualche volta, chiuso in un confessionale, a distribuire il perdono di Dio. Che Natale quello passato sulle montagne di Taiwan, al mio primo anno di studio della lingua cinese, con i missionari francescani, che avevano insegnato agli aborigeni il canto "Tu scendi dalle stelle"! Ricordo anche un Natale passato nell'ospedale di Parma, a vegliare tutta la notte presso un nostro missionario malato.
Un Natale indimenticabile è stato il 1998. Perché quel giorno ho dovuto lasciare la missione della Sierra Leone, mentre i ribelli imperversavano con indicibili crudeltà. Ancora non sono riuscito a tornarvi. Anche questa è una grande attesa, almeno per me.
Egli è sempre con noi
Gesù diceva ai suoi: "Me ne vado, ma poi tornerò da voi". Gesù conferma la verità di questo messaggio e dice: “Sì, sto per venire. Amen”. Vieni, Signore Gesù! Noi rimaniamo in attesa. E intanto, godiamo della tua presenza attraverso tanti segni che ci dimostrano una verità: tu sei sempre con noi.
Buon Natale a tutti!