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L'olocausto silenzioso dei popoli dell'Amazzonia

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Padre Diego Pelizzari, missionario Saveriano, è dal 1989 in Brasile a fianco delle popolazioni indigene. Nel 1990 è stato nel sud dello Stato del Parà con gli indios Kajapò, e poi nel 1993 è stato espulso con tutti gli altri esponenti del Consiglio indigenista missionario (Cimi) per il loro impegno contro i distruttori della foresta.

È uno dei principali animatori del "Progetto alfabetizzazione indios Guaja". Gli abbiamo chiesto di esporci la situazione.

Il popolo Guaja è uno dei pochi ancora seminomadi del Brasile e la sua popolazione è ormai ridotta ad alcune centinaia di persone, che vivono nei villaggi dove attualmente risiedono, mentre crediamo che circa un centinaio, non ancora contattati, vivono liberi in un’area indigena. Questo popolo si è accorto che ormai le pressioni attorno alle loro terre sono forti e costanti e così hanno sentito l’esigenza, attraverso il progetto di alfabetizzazione, di conoscere questo mondo così diverso dal loro e che li sta costringendo a vivere in territori sempre più ridotti. Hanno capito di aver bisogno di strumenti per comunicare. Così hanno chiesto a noi, che lavoriamo con loro da diversi anni di organizzare una scuola.. Hanno scoperto che possono costruire dei rapporti commerciali di scambio con i bianchi e con altre popolazioni indigene limitrofe. La scuola servirebbe così anche ad acquisire elementi o merci che non producono e che oggi sono indispensabili per la loro sopravvivenza.

* Abbiamo sentito che negli anni ’60, per costruire la "Transamazzonica", una grande strada che ha devastato la foresta, gli indios siano stati sterminati con dello zucchero impregnato di stricnina.

Questo crimine è già stato giudicato in Austria una decina d’anni fa dal Tribunale per i diritti e la liberazione dei popoli, ma le sentenze emesse da quell’istanza non avevano valore giuridico. Non ci sono stati effetti concreti, perché è l’economia che la fa da padrona. E infatti il nostro lavoro con gli indios è un lavoro politico anche perché se non arriviamo ad incidere sulle politiche è inutile che andiamo a far scuola in foresta.

Tornando in ogni caso a quello che tu segnalavi, ora i metodi per realizzare il genocidio sono diversi, più subdoli. Per esempio uno di questi è favorire le invasioni. In Brasile c’è da molto tempo un’organizzazione legata al Ministero della Riforma agraria, che avrebbe dovuto affrontare il problema della riforma. Invece di risolvere la questione dei latifondi ha spinto la popolazione ad occupare quelli che vengono considerati spazi vuoti come la foresta Amazzonica.

Gli indios, che sono gli abitanti naturali della regione, si trovano così a lottare contro una marea di poveri cristi come loro che non sono collocati in aree dove la riforma agraria è avvenuta e che sono spinti da politici locali senza scrupoli ad occupare aree indigene considerate troppo grandi per gli indios. Forse oggi l’arsenico non c’è più, ma si usa una pretesa "questione umanitaria" – quella appunto di migliaia di famiglie – per ridurre sempre di più i territori indigeni e le invasioni sono aumentate: imprese minerarie, di taglio dei legnami, farmaceutiche, municipali, private, gruppi di latifondisti hanno preso d’assalto le terre e ora gli indios si trovano a dover contrastare questa nuova forma di invasione.

* Qual è lo stato dell’ambiente, della foresta?

È una situazione penosa. L’olocausto silenzioso che riguarda gli abitanti della foresta non è poi così silenzioso per la regione amazzonica, per lo meno quella brasiliana.

Credo che tra 50 anni non ci sarà in piedi più niente e se rimarrà in piedi qualcosa di foresta sarà grazie agli indios che riusciranno a mantenere le loro aree.



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