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L'icona della missione: Intervista a Donna Lidia /1

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Una commerciante intraprendente

Durante la notte apparve a Paolo una visione. Gli stava davanti un macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". Dopo questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore. Salpati da Troade... arrivammo a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni.

Il sabato uscimmo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgemmo la parola alle donne là riunite. C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.

  • Atti degli apostoli, 16, 9-15

Nel cammino che stiamo facendo, alla ricerca delle donne negli Atti degli apostoli, incontriamo Lidia. È una donna speciale. Fra le varie donne presenti negli Atti, è una delle poche che parla. Come Tabità, anche Lidia non è sola, ma insieme ad altre donne. Le troviamo riunite al fiume per celebrare il sabato giudaico.

Come Priscilla, l'altra donna famosa degli Atti, Lidia si distingue per la sua professione. È l’unica donna di cui si dice che è "credente in Dio". È la prima persona con cui Paolo parla entrando nella Macedonia. Nella sua casa nasce la prima comunità cristiana in Europa.

Per tutte queste coincidenze, è nato in me il desiderio di farle alcune domande, in una specie di intervista... immaginaria.

Lidia, ho letto tante storie sul tuo conto. Sono curiosa di ascoltare la tua voce: raccontami…

Beh, ti avranno detto che io ero una vedova ricca, che avevo ereditato dal mio defunto marito la fabbrica e il commercio della porpora... In realtà, non è stato proprio così! Il mio benessere non veniva da una eredità, ma era frutto di una conquista raggiunta con le mie compagne di lavoro. Ti racconto com’è nata la cosa.

Lidia era in una regione dell’Asia Minore, rinomata per l'artigianato specializzato nella tintura di tessuti. Probabilmente il mio nome era legato alla località da dove provenivo, ma non ne sono sicura… All’epoca, io ero considerata una porfiròpolis. Con questo nome erano chiamati i professionisti - uomini e donne - che producevano la tinta, tingevano la lana e i tessuti e li vendevano.

Era un lavoro lungo e faticoso, che non poteva essere esercitato inpidualmente. Per di più, emanava cattivo odore, per cui veniva sempre svolto fuori città. Persino Plinio il Vecchio ne parla in un suo libro. Afferma che era un lavoro sporco e pesante, esercitato dalla plebe o dai liberti, gli schiavi che avevano acquistato la libertà. Voi direste, un lavoro da negri!

Interessante la storia del tuo nome. Ma Luca scrive che eri di Tiàtira?

Forse ero vissuta alcuni anni a Tiàtira come schiava. Ma non so. Alcuni ricordi sono confusi...

Come si produceva la tinta?

C’erano due modi per ottenere la tinta. Il primo era estrarre il colore porpora da molluschi marini raccolti in particolari regioni. Il tessuto ottenuto con questo metodo era molto prezioso; potevano comprarlo solo i ricchi. Il secondo modo era vegetale e si estraeva da certe piante e arbusti. Era più a buon mercato e perciò era molto ricercato.

Tu cosa facevi a Filippi?

A un certo punto della vita, mi ero ritrovata libera. Conoscevo il lavoro, perché era la mia occupazione in casa dei miei padroni, insieme ad altri schiavi e schiave. Ma come esercitarlo da sola? Tutto era cominciato dalla necessità di sopravvivere. C’erano altre donne come me. Le avevo invitate a unirsi a me e ad accettare la sfida che la vita ci offriva e piano piano… eravamo persino riuscite a organizzare un collegio, un'associazione, come dite voi oggi.

Perché andavate al fiume per la preghiera?

Filippi era la prima città della Macedonia, in senso geografico e civile. Era una colonia romana, una Roma in miniatura. Il nostro lavoro sporco e puzzolente ci obbligava a vivere fuori della città. Noi donne avevamo costituito una "casa" e mi avevano scelta come loro leader. Facevamo lo stesso lavoro e professavamo la stessa religione. Il giudaismo ci attraeva; per questo ci chiamavano "credenti in Dio". A Filippi non avevamo una sinagoga. Al fiume c'era l'acqua per le nostre abluzioni rituali.

  • (continua in settembre)


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