La missione chiama: Missione, pagando di persona
L’esperienza cristiana apre la nostra umanità a una luce che va oltre i nostri confini. Il mistero si è rivelato nella concretezza, attraverso la persona di Gesù. Il suo vangelo dispiega tutte le tonalità dell’amore - misericordia: dal suo volgersi verso i piccoli e gli indigenti, alla sua sollecitudine verso gli oppressi, fino al suo andare incontro ai peccatori o all’attenderli fiducioso, per poi rallegrarsi e far festa al loro ritorno.
Davvero è un Dio meraviglioso!
Per questo non possiamo tacere e sentiamo il dovere di conpidere la gioia della scoperta del "tesoro nascosto". Egli raggiunge, rafforza, eleva le pieghe più intime del nostro essere e penetra con la sua grazia i rapporti tra le persone e i popoli, perché pentino una sola famiglia. È un’esperienza antica e sempre nuova, aperta a ogni persona e a ogni generazione.
Come è avvenuto agli apostoli, così oggi, in modo simile, accade a noi: l’incontro, il cammino della croce, l’invio. Con noi, Dio continua la sua opera in un mondo che ha eliminato tante barriere e distanze, dove l’uomo sembra avere nelle sue mani le sorti della vita e della morte, ma è sempre più bisognoso di luce per ritrovare il senso della vita, di una interiorità "dilatata" che comprenda il fratello, per inventare relazioni e istituzioni umane a misura della mondialità che già stiamo vivendo.
Gesù ci ripete: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni… fino ai confini della terra".
Per noi saveriani è un tempo particolarmente importante: è in corso il XV Capitolo generale. Ci siamo preparati con la preghiera e la riflessione. Il padre generale Rino Benzoni, con le parole di mons. Conforti, ci augura "quella carità che a tutto rende superiori, che non viene mai meno e cerca le cose di Cristo". Ha scritto anche ai confratelli anziani e malati - di cui faccio parte - per chiedere l’offerta a Dio delle loro sofferenze per la buona riuscita dell'evento. Un invito che è esteso a tutti gli amici.
Padre Rino ci invita a essere "piccoli segni di speranza". E lo siamo nella misura in cui indichiamo Dio e lavoriamo con gli altri. La speranza non siamo noi; è Cristo. Incontriamo situazioni difficili, segni evidenti che il mondo non deve andare avanti così… La missione indica che Dio è con i piccoli, ma per farlo ha bisogno di essere "debole" (la debolezza - forza della croce), offrendo una vicinanza disarmata alle comunità in cui viviamo. "La presenza dei saveriani durante le guerre in Africa è stata la nostra speranza", ha detto p. Rino ricordando i nostri martiri del Burundi, i fratelli e le sorelle che ancora oggi stanno conpidendo le difficoltà e l’insicurezza dei popoli a cui sono stati mandati, in Africa, America, Asia, Europa.
Il missionario partecipa all’evangelizzazione "pagando di persona… soprattutto con il sacrificio della sua personalità fisica, morale e spirituale, nella convergenza con il sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo", così scriveva p. Callisto Vanzin, un grande missionario saveriano. E riguardo ai cambiamenti in atto, scriveva: "La missione cambia. Ma continua la missione di chi accetta di fare i conti con l’Altro - cioè Dio, e con l’altro - cioè l’uomo di fronte a me".
Abbiamo bisogno di pregare e di ascoltare lo Spirito, per essere in cammino con il Risorto nel mondo di oggi. Lo chiediamo al Signore, con l’aiuto dei missionari che sono morti per Cristo.
Essi sono morti per l’amore verso i fratelli, per l’evangelizzazione del mondo.