"Qui è nato il Brasile" ...tragicamente!
L’aereo della Star Alliance parte da Milano-Linate alla volta di Lisbona. Qui ci attende l’aereo della Tap per il volo oltre oceano, verso Salvador Bahia. Costeggiando l’Africa, leggo sul piccolo schermo città e paesi noti, che avrebbero potuto far parte della mia storia: Senegal e Dakar, Sierra Leone e Freetown…
Poi, lasciando la costa africana, l’aereo si dirige decisamente verso il Brasile. Velocità di crociera: 890 km orari; altitudine: 12.192 metri. Dopo otto ore di volo, l’aereo tocca terra. Il tempo per ritirare i bagagli e imbarcarci di nuovo alla volta di Jlheus, a 40 minuti di volo.
Non nascondo l'emozione all’aprirsi dello sportello dell’aereo, la stessa che noto nei compagni di viaggio: la laica missionaria Lucia e don Enzo, ambedue di Pey (PC), la nostra guida suor Chiara e la superiora Maria Rosaria, dell’istituto santa Elisabetta.
Tanti sono venuti a prenderci: giovani volontari che dedicano la vita per la causa dei poveri e dei bambini: Marcelo, Girlane, José Carlos, Gloria, Juan… È uno sventolio di mani, e poi l'abbraccio. Il caldo afoso ci avvolge, leviga la pelle, penetra nelle ossa. Assieme a don Enzo e Lucia, vengo accolto in casa di Josè Carlos, di fronte all’oceano.
Sulla costa atlantica di Jlheus, a sud di Salvador Bahia, sorge una chiesetta. "È qui da cinque secoli", ci spiega la guida José Carlos.
"Dal 1500, questa chiesetta è testimone di nefandezze perpetrate da portoghesi e spagnoli, al tempo della tratta degli schiavi". I gesuiti l'hanno costruita come segno di speranza per quei poveri sventurati che dall’Africa, attraverso l’Atlantico, venivano sbarcati qui, e poi avviati alle piantagioni di caffé, cotone, zucchero e altre colture.
Credo di sentire ancora le urla di migliaia di giovani africani, strappati dai loro villaggi e costretti alle catene nelle stive delle navi.
A Porto Seguro si legge una scritta: "Qui è nato il Brasile". Ma su quali tragedie familiari e sociali!