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L'icona della missione: Con Maria nella stanza alta

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Restare dentro la storia, nella fede

Gli apostoli tornarono a Gerusalemme dal monte degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. (Atti 1,12-14)


Parlare a te è come sentirsi parte di un'immensa folla che ti ha chiamata, lungo la storia.

Ne hai popolato le ore di riposo e di lavoro. Sgranando la corona, hanno portato a te le loro pene e le loro speranze. Labbra di credenti, donne e uomini, continuano a mormorare: Ave Maria!

Colgo di te l'ultima immagine, in quel tempo dell'assenza di tuo Figlio, che è anche il nostro tempo. Tu hai provato la fatica delle nostre giornate vuote della sua presenza visibile, private della sua parola. Hai sperimentato la nostalgia di un incontro in cui anche gli occhi riuscivano a vedere, l'orecchio poteva udire, le braccia potevano abbracciare.

Eppure tu non eri sul monte con gli Undici a vederlo partire. Eri in città, nella stanza alta, ad attenderli. Per orientare a lui quel gruppo composto di gente di famiglia, di apostoli, di donne, e per tenerli dentro la storia.

Per questo ti preghiamo: attendi ed accogli anche noi. Trattienici dal crearci zone di fuga, anche se hanno il pretesto della spiritualità. Insegnaci a restare dentro la storia, sapendo; dentro la realtà, osando; dentro l'umanità, abbracciando questo mondo, che profuma da sempre del Verbo. Tu l'avevi compreso fin dai giorni della tua gestazione.

Nessuno più di te sa che quel Figlio era un figlio umano, un corpo vero di carne, un corpo mai rinnegato, neppure nel suo ritorno al Padre. Gliel'avevi dato tu, ma era il nostro corpo: era questa tribolata e affascinante terra; era questa tribolata e affascinante storia. Se la scavalcassimo, scavalcheremmo anche te. Per sempre, tu ci assicuri che quel Figlio era davvero come noi: un "nato di donna".

Ti preghiamo perciò, donna coraggiosa fra tutte: attendici in città, dove risuonano i rumori, le sirene, lo smog, le propagande; dove ci si fiancheggia e ci si aggira in solitudine; dove si dibatte e ci si scontra; si vince e si perde. Tienici dentro alle vicende, alle costrizioni, al peso e alle gioie scarne del quotidiano; dentro agli incontri, alle tribolazioni, alle file, alle tasse, ai dibattiti... Rendici appassionati del mondo, mai rinunciando alla fatica condivisa di renderlo abitabile.

Ma attendici nella stanza alta, come diceva il vescovo Tonino Bello. Da lì, si vedono spazi lontani: il bimbo di Baghdad che chiede perché e il vecchio d'Africa che narra di quando le donne andavano al campo cantando, e gli uomini andavano alla caccia, suonando i tamburi. Anche l'anziana sola del condominio e il ragazzo che vaga alla stazione della città. Dove non ci si perde in false questioni, ma ci si appassiona a quelle vere.

E orienta il nostro sguardo ancora oltre, verso gli orizzonti che ci aprì il Figlio tuo beato. Allora impariamo da dove viene e dove va questa storia; intuiamo quale è l'opera in corso. Allora i nostri molteplici dei si dileguano ed appare il volto di un Padre. Ci viene offerta una vita nuova e un nuovo nome: figli! Ci scopriamo cittadini del cielo e forestieri ovunque.

Tutto questo lo apprendiamo ad una mensa, anch'essa avvenuta nella stanza alta. Lì tuo Figlio, spezzando il pane e porgendo il vino, ci consegnò il corpo che tu gli avevi dato. Lì ci insegnò l'amore. Lì sbaragliò tutte le nostre leggi, le nostre giustizie, i nostri calcoli. Quel corpo dato ci liberò dall'affanno di vivere per noi stessi.

Tu, o Vergine, rendici consapevoli che tutto è dono; che la città nuova scende dall'alto; e che il nostro impegno deve essere totale.

Aiutaci a tornare nella stanza alta, anche quando percorriamo le frenetiche strade della città. Lo Spirito ti aveva coperto, come ombra, rendendoti madre del Figlio di Dio. Facci scoprire dove sono le nostre vere sterilità ed insegnaci la via per portare un frutto che dura.

Tu eri una di noi, ma sei andata oltre noi tutti. Chiedi per noi e con noi il soffio delle altezze, lo Spirito del Figlio tuo. Amen.



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