In Giappone, a scuola di cultura
Due domande a p. Tiziano Tosolini
Fra i primi discepoli di Gesù c’erano anche due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Ai nostri giorni non mancano coppie di fratelli o sorelle che si sono consacrati al Signore per seguire con coraggio lo stile di vita di Cristo. Tre di queste coppie sono proprio friulane: si tratta dei saveriani Turco Alfredo e Faustino, dei Tosolini Fabrizio e Tiziano, dei Nardo Giuseppe e Riccardo.
Cinque di loro si trovano fuori dal Friuli: Faustino e Riccardo sono in Congo; Alfredo è negli Stati Uniti; Tiziano è in Giappone e Fabrizio è a Taiwan. Padre Giuseppe, invece, “gestisce” la casa saveriana di spiritualità missionaria a San Pietro in Vincoli, vicino a Ravenna.
Padre Tiziano, filosofo apprezzato, ma con i piedi ben piantati a terra, appena arrivato in Giappone si è messo a studiare con grande impegno la lingua e la cultura del popolo giapponese. Forse si è ricordato di quello che diceva suo fratello Fabrizio, alle prese con il cinese: “Lo affronto serenamente e mi pare che non sia tanto difficile, dato che lo parlano anche... i bambini!”.
Padre Tiziano, e non solo lui, è profondamente convinto che, nella misura in cui si conosce la cultura di un Paese, è possibile fare anche una buona evangelizzazione. Gli abbiamo posto due domande su questo tema molto impegnativo, ma fondamentale per ogni missionario che si accinge ad annunciare la “buona notizia” di Gesù Cristo.
Cosa significa “mettersi in ascolto” di una cultura?
Ogni cultura è diversa; ogni cultura ha una visione della vita che la caratterizza. Quando si entra in contatto con una cultura distante dalla nostra, si scopre questa ricchezza e ci si arricchisce. Per far questo, però, occorre anche avere un atteggiamento di rispetto, di apertura e di dialogo, che ci permetta di conoscere meglio quella cultura.
Il primo passo per rispettare una cultura diversa è quello di mettersi alla sua scuola, cioè tentare di ascoltare la voce degli altri che vivono quella cultura, la manifestano e me ne parlano. Così si riesce a percepire la “diversità” nella sua tradizione e nella sua storia.
Allo stesso tempo, però, ogni cultura è anche capace di accogliere le altre culture e di dialogare con esse. Proprio per questo, occorre anche un altro atteggiamento: mantenere la serietà di chi vuole non solo conoscere ma anche interagire con quella cultura. Si tratta di un confronto reciproco. Far parte di una cultura non significa solo comprenderla e accettarla in modo acritico, ma dialogare con essa e offrire, sempre con rispetto e delicatezza, quella ricchezza che caratterizza la nostra fede.
E quindi cosa avete pensato di fare?
I saveriani in Giappone hanno dato vita al “Centro Studi Asiatico” (in sigla, CSA), e ci proponiamo uno scopo preciso. All’interno di ogni nazione, noi vogliamo che Cristo venga annunciato nei modi più diversi, ma vogliamo farlo in modo tale che non sia mai percepito come “straniero”.
Proprio per questo, noi saveriani sentiamo l’urgenza di conoscere i popoli e le culture dove lavoriamo. Il Centro organizza alcune attività di studio e di ricerca. Ogni anno propone anche un incontro con le missionarie e i missionari che arrivano in Giappone, per aiutarli a entrare nel clima religioso e culturale di questo popolo. Si parla anche di buddhismo, shintoismo e confucianesimo.
Forza e coraggio!
Chi ben comincia è a metà dell’opera. Le difficoltà non sono poche, ma è grande la fiducia di avere intrapreso la strada giusta per comunicare meglio la “buona notizia” di Cristo ai popoli dell’Asia. Non ci resta che rivolgere i migliori auguri a p. Tiziano, per il suo lavoro così impegnativo, e al Centro Studi Asiatico dei saveriani in Giappone.