Eucaristia è missione: Nel povero, come nell’Eucaristia
In questo mondo Gesù si trova non solo nell’Eucarestia, ma anche nella persona dei poveri, degli afflitti, dei derelitti. (Beato Guido Conforti)
L’affermazione non poteva essere più esplicita: nell’Eucaristia come nei poveri! Di più. Frequentare l’Eucaristia - il sacrificio, la cena, l’adorazione - ci abilita a vedere Gesù nei poveri. Chi si ferma con frequenza davanti a quel tozzo di pane, adorando il Signore presente, impara a “vedere” una presenza misteriosa ma reale, oltre le apparenze: vi vede e vi adora il Signore. Questa visione di fede abilita a vedere oltre le apparenze del povero, che a volte si presenta con fattezze che rendono difficile il riconoscervi il volto dell’uomo; ancor meno, il volto del Dio fatto uomo: Gesù.
Ma è proprio in forza di questa visione - dice il beato Guido - che può “cessare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo”. E spiega: “è necessario che Cristo torni ad essere in mezzo alla società. Perché solo Cristo può aiutare gli uomini e la società a vincere l'egoismo, l'interesse, la sensualità, le passioni sregolate. Può quindi aiutare a praticare la giustizia assoluta, contenuta nella sua legge che si compendia in una parola sola: amore, carità. Carità per Dio e per i fratelli, che ne sono la più bella immagine”.
L’Eucaristia è presenza, ma è anche convivio. Quel pane si spezza e si distribuisce. Quel pane, che ora è Gesù, il figlio del Dio vivente e figlio di Maria, è un pane “nostro”. Afferma il Conforti: “Gesù ha voluto che lo chiamassimo nostro per ammonirci che il pane e gli altri beni, donatici da Dio, non sono talmente propri di ciascuno di noi che non debbano essere comuni anche agli altri, quando il loro bisogno lo esiga e le nostre forze lo permettano”. Il pane che viene spezzato e distribuito, è segno e realtà di uno stile di vita; di un modo diverso di concepire le vita: vita-dono, vita-offerta, vita-amore.
“Ma a questo amore fraterno, a questo altruismo si oppone l'orgoglio umano, che porta ad amare se stessi più di ogni altro; fino a voler primeggiare fra tutti e sopra tutti. E poiché questa aspirazione è generale, la sua attuazione trova ostacolo insormontabile nella volontà e nell'azione altrui. Ed ecco le lotte tra individuo e individuo, tra partiti e partiti, tra nazione e nazione. Ecco la necessità di proclamare la lotta in permanenza”.
La situazione sembra irreversibile e irrimediabilmente persa. A meno che si ritorni a Cristo, si ritorni all’Eucaristia, “sacramento e sacrificio, suprema espressione dell'amore di Gesù Cristo verso l'uomo. L'Eucarestia è il capolavoro e la fonte della carità. Chi frequenta l'Eucarestia, non può non amare Dio. Chi ama Dio non può non amare i fratelli. E se tutti amassero i fratelli, come conseguenza dell'amore di Dio, la questione sociale non avrebbe nemmeno ragione di essere”.