Conforti: soave, tenace, battagliero
Cari amici, questo nostro "santo" mi piace molto, non solo perché io appartengo alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla santità. E anche perché, insieme alla mitezza e alla gentilezza, Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio.
Soavità e chiarezza
Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del Conforti prima di andare a Ravenna: "Parole dolci, soavi, commoventi che scendevano lente nei cuori, uscivano da quel labbro puro e mite dell'amabile pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole di ringraziamento di un cuore grato, parole di mestizia di un animo che sente, parole di speranza di un animo che vive in Dio... E si videro molti volti bagnati di lacrime".
L'Eco, giornale ravennate, nel numero "straordinario" dedicato al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione biografica così: "Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile che rivela la candida semplicità del cuore; egli attira facilmente la simpatia e l'ammirazione di tutti. Fornito di dottrina vasta e moderna, egli possiede il dono di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il pensiero sempre limpido e vario. La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s'accompagna a un'attività esuberante di opere che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede".
Determinazione e coraggio
Nel difendere i diritti dei genitori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo del ministro Credaro del 1912, il Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli:
"Insorgete e protestate di voler rispettata la vostra fede al cospetto dei vostri figli. Il denaro con cui viene retribuito il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere impiegato a rovina morale dei figli... Dobbiamo reclamare l'insegnamento religioso nelle scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo dunque per reclamare il rispetto dovuto alla religione dei padri, per ottenere nella scuola il ruolo che le compete..." (Circolare del 24.10.1912).
Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna diceva: "È tempo di uscire di sacristia perché il lavoro degli avversari nella nostra diocesi è molto vasto... Come loro sono assidui in quest'azione di sovvertimento, così noi dobbiamo crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua...".
Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva: "Come in ogni Comune esiste una scuola elementare, così ogni parrocchia deve avere una vera scuola di religione... Vale a dire, ambienti destinati a tale uso, con gli arredi necessari allo scopo". Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata da Conforti era semplice: "La faccia il parroco".