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Casa di pace e misericordia

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Chi è stato testimone diretto degli avvenimenti del 7 e 8 settembre 2014 a Kamenge, in Burundi, porta una ferita profonda e difficilmente rimarginabile. C’era la sensazione che il demonio si fosse impossessato dello spirito di chi ha progettato e portato a termine questo efferato crimine. Hanno portato via la vita delle saveriane Olga, Lucia e Bernardetta, massacrandole nella loro casa.

Tutti siamo rimasti spaventati e tutti abbiamo sofferto e continuato a soffrire, in silenzio. Abbiamo patito anche a causa della mancanza di ragioni plausibili; abbiamo avuto difficoltà ad accettare che degli esseri umani abbiano immaginato e realizzato un progetto tanto scellerato.

Luogo di accoglienza e ascolto

La casa delle saveriane era luogo di accoglienza, ascolto e condivisione. L’abitudine di Olga, Lucia e Bernardetta era di spalancare le porte alle persone desiderose di essere ascoltate e di offrire partecipazione e comprensione. La loro casa era amata dai poveri, dai bisognosi e dagli scoraggiati che lì trovavano sempre un pezzo di pane e una parola di conforto. Era il luogo di ritrovo per i non amati o semplicemente uno spazio per  una breve sosta, prima o dopo il duro lavoro giornaliero. La loro cappella accoglieva giovani e ragazze che con le sorelle pregavano e condividevano il desiderio di seguirne l’esempio e la vocazione missionaria. In poche parole era la casa della pace.

Fin dal giorno in cui sono state violentemente strappate alla vita e alla loro gente, un gruppo di persone ha continuato a frequentare quotidianamente la loro cappella, per raccogliersi in preghiera con il desiderio di perpetuare la loro memoria e la presenza del Dio della Pace. A un mese dalla loro morte, subito dopo la celebrazione eucaristica in loro ricordo, con poche parole abbiamo invocato: “Signore, ti preghiamo, aiutaci a trasformare questo luogo dove tanto sangue innocente è stato versato, in un luogo santo dove si possa ancora rendere lode al Dio della Pace e della Misericordia”. Così, abbiamo iniziato a immaginare di trasformare la loro abitazione in uno spazio dove ciascuno potesse trovare pace, nella preghiera e nella contemplazione.

Abbattere i muri, a partire da quelli del nostro cuore…

Abbiamo immaginato di potere riuscire, in questo modo, a realizzare un “monumento vivo” che riesca da un lato a non far dimenticare la sofferenza e lo sconcerto, dall’altro a far sì che tanto dolore trovi conforto nella fede. Nel costruire questo luogo abbiamo abbattuto molte pareti che componevano la loro abitazione, lasciando intatta solo la cappella originale e mantenendo i segni delle loro stanze. Abbiamo abbattuto muri e in particolare, nel nostro cuore, abbiamo voluto abbattere quelli dell’odio, della vendetta, della divisione, per dire con forza che chiunque ha sete di amore, pace e perdono, può entrare in questo luogo santo dove è possibile ricevere e dare perdono.

La verità, poi, sarà la miglior medicina per assicurare riposo eterno alle nostre sorelle e balsamo di guarigione per noi che dobbiamo continuare la nostra missione seguendo le orme della loro coraggiosa testimonianza di vita.

Dove l’anima trova ristoro…

I lavori sono stati portati a termine e sabato 23 gennaio il vescovo di Bujumbura mons. Evariste Ngoyagoye ha benedetto la “Cappella della pace e della misericordia”, alla presenza del segretario della Nunziatura, di centinaia di religiosi e religiose giunti da ogni parte del Burundi, di decine di sacerdoti locali, delle sorelle saveriane e alcuni confratelli del vicino Congo. La chiesa parrocchiale era gremita di fedeli. La cappella sarà un luogo dove pregare in silenzio, per fare memoria di tutti coloro che hanno dato la loro vita per la pace nei paesi dei grandi laghi africani. All’ingresso, abbiamo messo le foto di alcuni di loro.

Non abbiamo voluto un santuario, piuttosto un luogo di preghiera e silenzio, di ristoro per l’anima, soprattutto per i religiosi e le religiose, molti dei quali hanno già immaginato di promuovere alcuni momenti di raccoglimento e riflessione per invocare la pace. Anche la gente troverà posto in questo santo luogo ed entreranno i catecumeni che si stanno preparando al Battesimo. L’esempio di chi ha dato la vita per un Regno di Pace deve essere per loro sorgente viva di fede, pace e perdono.

Generosità fatta con fede!

Attraverso “Missionari Saveriani” abbiamo fatto conoscere a tutti gli amici delle missioni il desiderio e il progetto di edificare un luogo di preghiera e memoria in sostituzione della casa dell’orrore. La risposta è stata straordinaria. Da ogni parte d’Italia, singole persone, gruppi, uffici missionari, organizzazioni umanitarie, parrocchie, vicariati, comunità di religiosi e religiose hanno accolto il nostro appello rendendo possibile e realizzabile questa proposta. Non possiamo poi dimenticare il contributo della gente di Kamenge e di tante persone della chiesa locale. Ringraziamo tutti, indistintamente.

Abbiamo sentito che non si trattava di semplici offerte, ma che c’era tanta fede in ogni gesto di generosità, tutti ugualmente preziosi agli occhi di Dio. I vostri nomi sono scritti per sempre nei nostri cuori e sono idealmente siglati a far da corona alle foto delle nostre martiri.



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