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CONGO RD / OMAGGIO NAZIONALE AL CARD. MONSENGWO

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Martedì scorso, 20 luglio, nella capitale del Congo RD, Kinshasa, sulla spianata del Palazzo del Popolo, sede del Parlamento e del Senato, davanti a una folla immensa si sono svolti i funerali del card. Laurent Monsengwo Pasinya. Uno striscione campeggiava sulla spianata: “Mosengwo simbolo della Nazione”. Infatti, Mosengwo aveva ricoperto anche la carica di presidente dell’Assemblea nazionale dal 1991 al 1996, durante la Cns (Conferenza nazionale sovrana) per transitare il paese verso lo Stato di diritto dopo i 32 anni di dittatura di Mobutu. 

Il card. Fridolin Ambongo Besungu, attuale arcivescovo di Kinshasa, ha ricordato la grandezza pastorale di Mosengwo, le sue numerose opere, realizzate senza tornaconto personale, per amore di Dio e del popolo congolese. Monsengwo, ha continuato Fridolin, “lascia una grande eredità”. E il miglior modo per onorarla, ha ribadito, è “continuare la sua battaglia… per vedere il Congo in piedi, unito e prospero…; per vedere i figli e le figlie di questo grande paese, senza distinzioni di lingua, tribù, religione, classe sociale, darsi la mano facendo retrocedere le frontiere dell’ingiustizia, dell’egoismo, dello sfruttamento dei poveri, e impegnandosi nella pace per costruire il Congo dei nostri sogni, più bello di prima, come lo cantiamo nel nostro inno nazionale…; per vedere i nostri dirigenti (africani) non come proprietari dei nostri paesi, ma umili servitori della nazione per il bene e la felicità delle popolazioni”. Il miglior modo di onorare la memoria di Mosengwo, ha detto ancora Fridolin, è “impegnarsi decisamente affinché le immense ricchezze che Dio ha dato al nostro paese servano realmente al bene delle nostre popolazioni e non di un piccolo gruppo di privilegiati”. “Non si può rendere omaggio alla memoria del card. Monsengwo se si lascia marcire la popolazione nella miseria, mentre chi governa vive nell’opulenza e impunità”, ha proseguito l’arcivescovo di Kinshasa. “Onorare la memoria del card. Monsengwo vuol dire diventare operatori di pace, di giustizia, dell’istaurazione dello Stato di diritto, affinché pace e riconciliazione nazionale diventino possibili in Congo”. Questo, ha concluso Fridolin, era anche il sogno di Monsengwo: che il Congo diventi uno Stato di diritto, dove la dignità delle persone sia riconosciuta e rispettata; che il paese diventi una Nazione ammirata e rispettata nel resto del mondo. 

Alle esequie erano presenti i cardinali Edmond Djitangar, arcivescovo di N’Djamena-Ciad, Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou-Burkina-Faso, Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali-Ruanda. Per i vescovi ospiti ha preso la parola mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, capitale del Centrafrica, che ha sottolineato il senso e la pertinenza dell’intervento della Chiesa nelle questioni sociali e politiche di un paese: “La testimonianza di mons. Monsengwo ci ricorda che bisogna annunciare la Parola di Dio in ogni circostanza. L’uomo di Dio che annuncia il messaggio della salvezza non è un oppositore politico, perché lo fa nel nome del Vangelo, che ci invita tutti alla conversione”. Alla fine della celebrazione religiosa, il presidente Felix Tshisekedi, ha voluto concedere a mons. Monsengwo – anche se in maniera postuma – l’onorificenza di “eroe nazionale”.



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