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CONGO RD / EVACUATI DIECI QUARTIERI DI GOMA

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Nella notte tra il 26 e il 27 maggio il governatore militare, gen. Costantin Ndima, della Provincia del Nord-Kivu ha ordinato l’evacuazione obbligatoria di 10 dei 18 quartieri della città di Goma, perché i dati sismici e la deformazione del suolo indicano la presenza di magma nel sottosuolo urbano fino al lago Kivu. “D’accordo con le osservazioni scientifiche – ha dichiarato il Ndima –, non possiamo escludere un’eruzione nel sottosuolo della città e nelle profondità del lago. L’eruzione potrebbe succedere molto presto e senza segni premonitori”. Il comunicato ha provocato un esodo immediato di migliaia di persone. Non ci sono molte vie di fuga. Esiste un solo asse stradale che conduce ad est verso il Ruanda, nella città di Giseny, anch’essa a rischio di eruzione; oppure a ovest, verso la campagna e la località congolese di Sake a circa 20 km da Goma. Da lì si apre una via verso la città di Bukavu o verso la zona montagnosa del Masisi. I più fortunati hanno potuto prendere i battelli disponibili per raggiungere la città di Bukavu, capitale della Provincia del Sud-Kivu, a circa 150 Km a sud prima che il permesso di navigare fosse revocato dalle autorità. Gli appelli alla calma sono costanti da parte delle autorità e dagli organismi umanitari, ma la mancanza di un piano di evacuazione, di mezzi e di coordinamento logistico, oltre che il panico della popolazione, rendono le operazioni d’evacuazione molto difficili. 

Finora i il quartiere ove sorge la parrocchia dei Missionari Saveriani è stato risparmiato. Ma il movimento della popolazione sta mettendo a dura prova tutta la città, anche la parte non costretta all’evacuazione. L’unico asse stradale è saturo di veicoli di ogni tipo. I prezzi sono lievitati in poche ore. Il prezzo del carburante è triplicato e ben presto mancheranno rifornimenti di acqua potabile e cibo. Ai battelli in direzione di Bukavu è stato proibito di navigare. Finora si contano 32 morti; più di 2000 abitazioni distrutte dalla prima colata lavica; circa 20mila persone senza tetto. L’Onu ha provveduto allo spostamento del proprio personale, lo stesso hanno fatto Ong attive nella Provincia. C’è il rischio che si vada incontro ad una generale destabilizzazione dell’area, a causa della presenza di diossido di carbonio e di gas metano nelle acque del lago Kivu. Se una grande massa di magma entrasse in contatto con il gas potrebbe provocare un’enorme esplosione come è già accaduto nel lago Nyos in Camerun nel 1986, provocando la morte per soffocamento di circa 1800 persone e di migliaia di animali domestici. Geologi e scienziati sostengono che i terremoti nella zona variano tra i 5 e 6 gradi della scala Richter, considerati di bassa intensità, per cui non sarebbero in grado di far risalire il gas metano del lago. Dalla prima eruzione di sabato notte, la terra trema regolarmente ogni 10-15 minuti creando crepe nel terreno larghe fino a 60 cm. 

Il sito “Afrikarabia”, molto attento alla situazione del paese, ha denunciato la cattiva gestione dell’Osservatorio vulcanologico di Goma e il mancato monitoraggio sismico, che non gli ha permesso di svolgere la sua missione di allerta, prevenzione e messa in sicurezza della popolazione. Sembra che il vulcano non fosse più sotto osservazione da oltre sette mesi per mancanza di finanziamenti da parte della autorità. La stessa Banca mondiale, che doveva rinnovare un programma di due milioni di dollari in quattro anni, ha rifiutato di sborsare il montante per fondati sospetti di malversazioni. Nel febbraio 2020, il movimento della società civile “Lucha” (Lutte pour le changement) aveva denunciato une gestione opaca dell’Osservatorio, caratterizzata da corruzione, abusi di potere e cattiva governance e aveva chiesto un’ispezione amministrativa e finanziaria. La raccomandazione non fu mai eseguita. In questa occasione poi è mancato il coordinamento tra le autorità, la radio pubblica e le radio locali per avvertire la popolazione. Paradossalmente la gente era informata sulla situazione locale dalle radio internazionali, come Rfi (Radio France internationale), Dw (Deutsche Welle), Bbc ecc. Purtroppo anche in questa occasione emergono le carenze e le fragilità di uno Stato incapace di curare il bene dei suoi cittadini.



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