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CONGO RD / GOMA MINACCIATA ANCHE DAL VULCANO

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Anche la natura si è risvegliata, lanciando un sinistro fascio di luce, per ricordare al mondo che il 25 maggio è la “Giornata dell’Africa”! È successo a Goma, capoluogo della Provincia del Nord Kivu (Congo RD), al confine con l’Uganda e il Ruanda, dove il vulcano Nyragongo si è risvegliato. Non bastavano le bande armate – oltre cento – che terrorizzano e massacrano la popolazione, con ormai oltre due milioni di sfollati! Insomma ci si è messo anche il vulcano. È la regione in cui è stato ucciso anche l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, con la sua scorta, il 22 febbraio, e per la cui morte finora sono stati fermati soltanto alcuni “banditi”, mentre sui mandanti non si è ancora fatta luce. 

Il Nyragongo è uno dei due vulcani attivi del paese, con il Nyamuragira, al momento dormiente. Fanno parte di una catena montuosa, con altri sei vulcani, alti circa 3000 metri. Durante la stagione secca si possono osservare le loro cime innevate. La popolazione dell’area  metropolitana di Goma è stimata in oltre 1 milione di abitanti, ma a causa dell’insicurezza nella regione la sua popolazione aumenta ogni giorno e nemmeno le autorità conoscono il numero degli abitanti. La città insiste su una fascia stretta che va dal versante sud del Nyragongo al lago Kivu, saturo di diossido di carbonio e gas metano capace di esplodere. Si tratta di una delle zone più vulnerabili del pianeta. L’attività sismica in questa area supera quella del Giappone senza le stesse misure di sicurezza e le stesse strutture antisismiche. Attualmente la Provincia è sotto amministrazione militare a causa dell’insicurezza regnante nella zona. Il governatore militare, gen. Constant Ndima, continua ad esortare la popolazione a mantenere la calma. 

L’ultima eruzione è avvenuta il 17 gennaio 2002. Allora la città venne tagliata in due dalla colata lavica, causando oltre un centinaio di morti. L’eruzione fu repentina, senza le classiche scosse telluriche che precedono l’attività eruttiva e il missionario saveriano p. Piero Sartorio, ottantenne, cagionevole di salute, cappellano del carcere centrale di Mnzenze, si trovava momentaneamente solo in casa. Dovette mettersi in marcia per raggiungere la frontiera con il Ruanda, sbocco obbligato per trovare scampo. La fatica era tale che non riusciva ad avanzare nel flusso di gente che spingeva e correva impaurita. Ad un tratto si senti sollevare di peso e come d’incanto si trovò comodamente trasportato dagli ospiti della prigione, liberati per l’occasione. Lui, che li aveva regolarmente visitati e aiutati, veniva ora aiutato a sua volta a salvare la sua vita. I detenuti lo portarono orgogliosamente in processione come un trofeo. Molte delle vittime di quell’eruzione erano anziani e disabili incapaci di tenere il passo della folla impaurita ed eccitata. L’eruzione toccò quasi tutta la parte orientale della città scaricando la colata nel lago Kivu. Persino metà dell’aeroporto internazionale fu invaso dalla lava, rendendolo inagibile per lungo tempo. 

Anche questa volta l’eruzione è stata improvvisa, ma la colata è stata più lenta. Iniziata sabato sera 22 maggio verso le 18.00, ha rallentato molto la sua corsa domenica mattina 23 maggio, arrestandosi vicino all’aeroporto. Le autorità hanno ordinato l’evacuazione quando ormai l’eruzione era in atto invitando la popolazione a dirigersi verso la parte orientale della città, la frontiera ruandese, che aveva già accolto gli sfollati del 2002. Per il momento si piangono 20 morti e 500 famiglie senza tetto. I movimenti della popolazione fanno ormai parte di un protocollo collaudato dal loro istinto che scatta con il sorgere del movimento tellurico che precede ogni eruzione. 

I tecnici dell’Osservatorio vulcanologico di Goma assicurano che si tratta di un’eruzione “dolce”, la cui lava, che correva a una velocità di un chilometro all’ora, sembra essersi arrestata. Sul suo tragitto però ha distrutto tutto. Le autorità si sono mobilitate e lo stesso presidente Tshisekedi che si trovava a Bruxelles, dopo aver partecipato al vertice mondiale sulla salute a Roma, ha annunciato il suo rientro per coordinare i soccorsi. Le truppe dell’Onu stanno appoggiando le forze armate congolesi e la polizia per organizzare i soccorsi e mantenere l’ordine. Per ora la città è stata risparmiata dalla furia del vulcano. Nella zona sono presenti anche tre missionari saveriani, nella parte occidentale della città, finora non toccata dall’attività del vulcano. Ma in questa situazione d’incertezza, confusione e paura c’è da sperare che alla furia della natura non si aggiunga quella degli uomini in armi che approfittano della situazione per accanirsi contro una popolazione già allo stremo.



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