Usciamo dai nostri gusci!
La missione avviene sempre nella reciprocità. Nessuno è tanto povero da dare nulla, e nessuno può presumere di avere già tanto da non avere bisogno di niente. Da una parte, il missionario porta sempre qualcosa: il vangelo, la sua vita, la sua amicizia, la sua vicinanza. Dall’altra parte, il primato nell’evangelizzazione è sempre di Dio: Lui è già là! I missionari che arrivano in Brasile per portare Gesù, ad esempio, trovano ad aspettarli un Cristo Redentore con le braccia aperte, a Rio de Janeiro.
Quindi, l’incontro con le altre persone è sempre un incontro con il Dio che non si conosce, con un’esperienza di fede e di vita diversa.
In questo senso, noi che siamo evangelizzati dobbiamo ogni volta accogliere il vangelo di nuovo: a chi si crede già abbastanza evangelizzato, consiglierei di non fare il missionario.
La missione non è un luogo né una semplice attività, e nemmeno la presunzione, che spesso abbiamo, di poter aiutare i più poveri. La missione è invece gratuità e si comunica da sé. Non è un privilegio di alcuni, ma è qualcosa che ci portiamo dentro. È un dono che io do e ricevo continuamente, ovunque io mi trovi.
È impressionante vedere come noi missionari europei sappiamo già tutto, non abbiamo bisogno di niente, vogliamo sempre avere ragione. È più forte di noi. In questo senso direi che, paradossalmente, il grande problema della missione è il missionario che non sa accogliere il vangelo, perché crede di averlo già!
C’è bisogno di più apertura al mistero, di uscire dai nostri gusci e dalle nostre ragioni.