Un martire della gioia
Il 3 di dicembre per noi saveriani è un giorno importante, poiché è la festa di San Francesco Saverio patrono delle missioni e della nostra famiglia missionaria. Lo abbiamo ricordato e festeggiato con un bel ritiro spirituale, qualche giorno prima, nella casa della direzione generale. Ci ha aiutati nella riflessione p. Domenico Calarco.
Fidarsi della promessa di Gesù
La sera del 3 dicembre, ci siamo ritrovati nella casa saveriana di via Aurelia per la celebrazione Eucaristica seguita dalla cena. Erano presenti non solo i saveriani delle due case ma anche qualche persona amica, oltre, naturalmente, alle saveriane.
Durante l’Eucaristia, p. Domenico ci ha offerto una bella riflessione sulla figura di san Francesco Saverio, che ha saputo coniugare insieme gioia e martirio. Egli, un vero discepolo di Cristo, può essere certamente definito “un martire della gioia”. La sua vita e la sua intensa attività missionaria sono state continuamente sottoposte alla prova, fisica, morale e spirituale: periodiche febbri debilitanti, morsi della fame, terribile arsura, sopruso e contestazione. Come può essere gioioso chi è “martire” e vive continuamente momenti drammatici? Francesco ha creduto alla promessa di Gesù: “Sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”. Solo questa “promessa” può spiegare la sua forza e costanza nel far fronte alle difficoltà, disavventure e opposizioni.
Testimoni gioiosi del vangelo
“La vera gioia - ha continuato p. Domenico - è spirituale; essa non dipende cioè da ciò che accade fuori di noi, non viene neanche da noi stessi, viene dall’alto, cioè da Dio, da Cristo, dallo Spirito Santo”. Infatti, il Padre misericordioso ci consola in ogni nostra tribolazione (2 Cor 1,4). La presenza dello Spirito Santo ci permette di essere lieti pure nelle situazioni difficili e di agire anche nei momenti oscuri. La gioia è, in sostanza, il fine di tutto ciò che Gesù ha fatto e detto: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).
Gesù vuole renderci pieni di gioia, una gioia autentica, profonda, che si avrà, in pienezza, soltanto nella vita eterna. E che tuttavia è già anticipata in questa vita. Ma la gioia che Gesù promette ai suoi discepoli, si ottiene a caro prezzo.
“Se hanno perseguitato me, dice Gesù ai suoi, perseguiteranno anche voi”. La persecuzione sarà la compagna della chiesa fino alla fine. Il discepolo però non è solo nella lotta: è Gesù che gli dona forza, lingua e sapienza (Lc 21,15). Il fare della persecuzione trova, così, il suo sbocco nel fare della gioia. Il problema è il tipo di testimonianza (personale e comunitaria) che noi oggi offriamo, con la nostra vita, lavoro e stile di vita. Diceva il cardinal Martini che la nostra gioia è la gioia di Gesù risorto e glorioso in noi, è la gioia di Dio che entra nel nostro cuore.
Dopo la celebrazione Eucaristica abbiamo continuato la festa con la cena tutti insieme. Ci siamo lasciati con un augurio: testimoniare, come è avvenuto nella vita di San Francesco Saverio, che Dio canta gioiosamente dentro di noi e attraverso noi. San Francesco, rendici, come te, testimoni e missionari autentici e gioiosi del vangelo.