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Un illustre Tarantino: Padre Vincenzo Mitidieri

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È doveroso presentare questo tarantino tanto illustre nel mondo Saveriano, sia in Italia che all'Estero, per quanto sconosciuto ai suoi concittadini, anche se in tanti conoscono i suoi familiari. Io lo conobbi nel giugno del '43 a Grumone (Cremona) quando vi giunse appena undicenne per seguire la vocazione missionaria assieme a suo fratello Nicola che con me frequentava la 5a ginnasiale. Ma lasciamo a lui la presentazione.

"Sono nato a Nova Siri (Mt) nel 1932. Mio padre lavorava all'arsenale di Taranto, e qui si trasferì e vi morì dopo aver messo al mondo otto figli. Ivo, Pino e Antonietta lo hanno già raggiunto assieme alla mamma nella casa del Padre. Gli altri fratelli sono Pasquale, Nicola, Carmine e Pino. Sono i miei nipoti Don Ivo, il seminarista Francesco, l'ing. Antonio e la professoressa di religione Primarosa.

Fui ordinato sacerdote nel 1958. Nel '61 partii per l'Amazzonia; fui richiamato in Italia nel '69 e nell'83 potei ritornare in Brasile. Nel '96 sembrava giunta la mia ora per una grave emorragia interna. Mi riportarono in Italia e una équipe internazionale mi "rifece" nove cm di aorta addominale. Ora sto bene e mi trovo a Salerno. Se i miei concittadini non mi conoscono la colpa non è loro.

La mia famiglia ha cambiato tre volta residenza, passando dalla parrocchia di s. Francesco a quella del s. Cuore e infine a s. Giovanni Bosco. E le brevi vacanze, impegnato con i  tanti fratelli e nipoti, non mi permettevano di stringere conoscenze. Ci sono tanti uomini illustri senza merito, permetti che sia almeno uno illustre ignoto. Mi sarei fatto un nome anche qui a Taranto, se ai tempi di mons. Bernardi fossi riuscito a condurre in porto il primo progetto di aprire in diocesi una sede saveriana.

Amazzonia

Ripercorriamo la tua storia di missionario, incominciando dalla prima esperienza. Cosa ricordi a distanza di tanti anni?

Sono stato ad Abaetetuba (Parà) prima, durante e dopo il Concilio. Fu un lavoro di rinnovamento in campo ecclesiale, soprattutto nella catechesi e nella pastorale. Oltre al vescovo mons. Gazza, eravamo solo due missionari in un dedalo di fiumi. Mi divertivo un mondo a scorrazzare con una barchetta a motore su quei fiumi immensi. Qualche volta ho fatto anche dei voti (da marinaio, ma sempre puntualmente adempiuti!).

L'analfabetismo era molto alto: lo affrontammo costruendo 16 scuole elementari per 2000 alunni e un grande collegio. Questo mi costò, fammelo ricordare, il taglio del pizzetto in pubblica piazza, per avere dalla gente locale, questa era la condizione, le ultime decine di milioni che ancora mancavano per completare l’opera. Si costruirono anche un grande Centro di Pastorale per la preparazione dei laici all'esercizio dei vari ministeri: Battesimo, culto domenicale in assenza del sacerdote, Eucarestia, funerali; un ospedaletto con sala operatoria ben attrezzata; una scuola di arte e mestieri; chiese e cappelle disseminate lungo i fiumi e nella foresta amazzonica.

La città di Abaetetuba mi dimostrò la sua simpatia facendomi suo cittadino onorario. Ma quello che più mi ha commosso è stato l'arrivo di tante lettere in occasione dell'intervento dello scorso anno: dopo 30 anni!

Italia

Furono vari gli impegni di questi 14 anni. Oltre al consueto impegno di animazione missionaria dei gruppi giovanili, fui incaricato a Desio (Milano) di vendere la famosa villa Tittoni, opera della scuola del Vanvitelli, ma non adatta come sede per la nostra attività, e la costruzione di una nuova casa. Più ancora, sempre a Desio, fui impegnato nella fondazione di una cooperativa edilizia: costruimmo e vendemmo a prezzo di costo 9 palazzi per un totale di 181 appartamenti. Il lavoro più gravoso fu quello di ottenere le licenze senza mollare la benché minima bustarella (negli anni '70), benché dichiaratamente posta a condizione, sia per la costruzione dell'Istituto che per la cooperativa.

Fui anche vice provinciale. Almeno tu, che ne eri l'amministratore, mi ricorderai come direttore dello CSAM: dopo che migliorasti la spedizione eliminando le tonnellate di indirizzi su targhette di piombo per passare ad un centro elettronico, si migliorò questo giornale, come pure la rivista Cem Mondialità per gli insegnanti e si passò dalla rivista Fede e Civiltà all'attuale Missione Oggi.

San Paolo, Brasile

Dopo un periodo di economato mi fecero Provinciale. Ma i momenti più belli, sia pure solo di fine settimana, furono quelli passati nelle impressionanti "favelas" della smisurata megalopoli brasiliana, in mezzo al popolo. Come economo cercai di dare un assetto logistico alle nostre comunità del liceo, del noviziato e della teologia; e con grande  soddisfazione dei confratelli brasiliani e delle loro famiglie si costruì una casa per le vacanze in riva al mare.

Come Provinciale il lavoro non fu facile: mettere insieme mentalità molto differenti. Mi impegnai a promuovere l'inserimento delle nostre comunità tra i più poveri e ad infondere in queste nuove generazioni e di altre culture il nostro carisma Saveriano, ispirato dal Beato Conforti.

E per il futuro che progetti hai?

Tu ben sai che col voto di obbedienza noi abbiamo rinunciato a fare progetti. Il buon Dio non ci chiederà "dove", ma "come" abbiamo lavorato. Però, se i superiori e i medici un giorno mi dicessero di poter ripartire per il Brasile o andare in Mozambico, ne sarei veramente felice, come lo sono ora e come lo sono stato ovunque. Per questo se dovessi rinascere vorrei tornare a rifare quel che ho fatto.

Prima di chiudere vorrei tanto ringraziare tutti coloro che in qualche modo mi hanno sostenuto nelle attività di cui ho parlato. In modo particolare qui vorrei ringraziare l'Ordine dei Farmacisti di Taranto, i giornalisti de "La Gazzetta del Mezzogiorno" e i dipendenti dell'Italsider spesso sollecitati dal sindacalista miei fratello Nicola.



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