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Un… Fiore che non appassisce: P. D’Alessandri

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Come spiegare che i 19 anni dalla morte di un caro amico come p. Fiore D'Alessandri appaiono, a chi è ancora è in vita e lo ricorda, lunghi come un secolo e brevi come un istante? Sarà la fede nella resurrezione che ci fa percepire il tempo lungo e breve allo stesso tempo, in una continuità di affetti senza fine nella certezza di incontrarci nuovamente nell'altro mondo?

Un convegno ogni anno

Noi lo ricordiamo ogni anno da 19 anni, in convegni che teniamo nel mese di ottobre, presso santuari o monasteri della Sabina. Sono incontri di preghiera e riflessione sulle missioni e di ricordo di p. Fiore, cui partecipano sempre i saveriani della comunità di Roma, i parroci e spesso il nostro vescovo mons. Lino Fumagalli.

Nei primi anni si contavano fino a duecento presenze. Ora molti degli amici di p. Fiore sono anziani, ma il numero dei partecipanti non scende mai sotto le 60 persone. Gran parte della giornata era occupata dalla conoscenza dei numerosi scritti che p. Fiore ci ha lasciati e che sono stati raccolti e commentati con amore e competenza da don Carmelo Cristiano.

"Mani aperte onlus"

Nel 1990, quando venne per l'ultima volta a Montopoli, p. Fiore inviò a tanti amici una lettera nella quale chiedeva un aiuto per i suoi "ultimi fra gli ultimi", i batwa del Burundi. "Immagino che...", con queste parole iniziava quel sogno che ci ha lasciato come un testamento, facendoci promettere di continuare la sua opera.

E così è stato. La nostra comunità ha inviato aiuti per tanti anni, in particolare tramite p. Ernesto Tomé che si era preso l'incarico di proseguire la sua opera pro-batwa. Poi abbiano pensato di dare più visibilità e maggiore diffusione al nostro impegno.

Il 3 febbraio 2004 abbiamo costituito un'associazione onlus. Dal notaio tutto era pronto tranne il nome. Alla fine uno di noi estrae dalla tasca una raccolta dei pensieri di p. Fiore e legge: "Mani aperte non sanno se donano o se ricevono". Così chiamammo l'associazione "Mani Aperte" perché nel momento in cui davamo piccoli aiuti, ricevevamo doni più grandi e abbondanti.

I batwa e le cooperative

La provvidenza volle che nel maggio dello stesso anno fosse in Italia mons. Joachim Ntahondereje, da poco consacrato vescovo della diocesi di Muyinga. Lo invitammo a Montopoli per spiegargli le finalità dell'associazione. Egli diede organicità al progetto avviato da p. Fiore: "Promozione umana e reinserimento sociale dei batwa". L'associazione lo diffonde e lo sostiene insieme a quello per la realizzazione di cooperative di donne, convinti come siamo della saggezza del proverbio burundese: "Se istruisci un uomo, educhi un uomo; se istruisci una donna, educhi la sua famiglia, il suo villaggio, la sua tribù".

Numerose iniziative

Il programma dei convegni annuali è cambiato: sono monotematici (nell'ambito dell'evangelizzazione, della solidarietà, della missionarietà) con l'intervento di esperti, fermo restando uno spazio al ricordo dell'amico p. Fiore. La raccolta di fondi non si limita più alle offerte, ma i soci volontari realizzano iniziative come raccolta d'olio, mercatini di solidarietà, preparazione di bomboniere per le prime comunioni...

La sensibilizzazione ai vari temi avviene grazie a volantini in occasione delle festività, a incontri con il vescovo mons. Joachim quando possibile e con i saveriani, in primis p. Gerardo Caglioni che ci segue da vicino. Siamo riusciti a entrare nelle scuole attraverso un concorso che ha avuto buon successo e quest'anno ripeteremo l'iniziativa.

A Pontesfondato, dove p. Fiore è nato, in occasione della festività di S. Getulio, primo martire sabino vissuto nel II secolo d.C., si è attivato un buon gruppo che ha sintetizzato la propria attività con un manifesto dal titolo "Da S. Getulio in Sabina a p. Fiore in Africa". Per don Carmelo è una "restituzione": la Sabina ha ricevuto il vangelo da un missionario, la Sabina ha restituito donando un missionario all'Africa.



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