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Due incontri su Guido Conforti, A Osimo e Ancona

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Il 15 dicembre a Osimo, presso la parrocchia della Misericordia, e il 16 dicembre ad Ancona, presso la parrocchia di Santa Maria di Loreto, i saveriani hanno illustrato la figura di san Guido Conforti, fondatore dell'istituto saveriano.

Cosa ci porta questo santo?

Un aneddoto. Sull'Himalaya un anziano capo tribù vuole affidare il villaggio a uno dei suoi tre figli. I tre dovevano presentargli ciascuno un dono, simbolo della propria idea di comunità. Il primo figlio gli porta una pietra preziosa: "Desidero che la nostra tribù diventi ricca". Il secondo reca un bellissimo fiore: "Voglio che la nostra tribù stia bene e goda dei piaceri di questo mondo". Il terzo figlio giunge a mani vuote: "Padre, sono andato sulla cima della montagna e da lassù ho visto altri pascoli e altra gente. Vorrei che la nostra tribù s'incontrasse con loro". Il terzo figlio propone una nuova visione del mondo, non più ristretta ai confini della propria comunità, ma aperta agli altri. Anche il Conforti voleva fare del mondo intero una famiglia cristiana.

Dove ha trovato la forza per questo ideale?

L'ha trovata da due parole bibliche:

  • In omnibus Christus cioè, "Cristo in tutto e in tutti" (Col 3, 11): il Conforti incide queste parole nel suo stemma episcopale come programma di vita.
  • Caritas Christi urget nos cioè, "L'amore di Cristo ci spinge" (2Cor 5,14), per amare come Cristo ha amato. Questo è il motto che il Conforti ha dato alla congregazione missionaria da lui fondata nel 1895.

Queste due frasi di san Paolo hanno portato il Conforti a un terzo motto: "vedere, cercare, amare Dio in tutto e in tutti".

Quali sono i momenti forti della sua vita?

Il primo è il Crocifisso: da bambino, andando a scuola, Guido si ferma ogni giorno in una chiesa a contemplare il grande Crocifisso sull'altare. Scatta un'intesa profonda tra i due: "Io lo guardavo e Lui guardava me, e pareva mi dicesse tante cose". È quel Crocifisso che gli fa sentire la chiamata sacerdotale; è Lui il punto di partenza. Infatti, ai missionari in partenza per le missioni il Conforti consegna proprio il Crocifisso. Possiamo domandarci: il Crocifisso è presente nella mia famiglia?

L'altro momento importante è la malattia. A 17 anni Guido soffre di epilessia. Egli si abbandona a Dio, prega e guarisce, così può essere ordinato sacerdote. Anche qui possiamo domandarci: come reagiamo di fronte alle difficoltà?

È stato sempre obbediente!

Nel 1902, a 37 anni, il Conforti è nominato arcivescovo di Ravenna, ma contro il suo desiderio. Racconta: "Supplicai il Santo Padre che mi risparmiasse un tale peso, adducendo la mia poca virtù e dottrina, la mia inesperienza e la mia salute cagionevole, la debolezza del mio carattere e le pressanti necessità del seminario per le missioni, da me appena fondato. Ma egli non volle accettare queste ragioni. Uscii dal Vaticano con l'animo profondamente agitato e una forte febbre mi tormentò per tutta la notte".

Ravenna era una diocesi difficile; per questo papa Leone XIII gli dice: "So che volevate andare in Cina come missionario. Ebbene, io vi ho accontentato: Ravenna è la Cina d'Italia".

Come possiamo identificarci con Cristo?

Se amiamo qualcuno, dobbiamo capire e identificarci con i suoi interessi. Un esempio. Il padrone di una bottega doveva fare un lungo viaggio e decise di affidare la sua bottega a un garzone. Prima di lasciargliela però, volle vedere come si comportava con i clienti. I primi acquirenti riuscirono ad acquistare le merci a un prezzo molto basso. Ma poi il garzone capì che quei prezzi non erano giusti. In quel momento il padrone sentì che poteva lasciare nelle sue mani la bottega, perché il garzone si era identificato con gli interessi del padrone!

Così anche noi, come san Guido Conforti, dobbiamo identificarci con Cristo e i suoi interessi: amare chi ci sta accanto e chi è lontano come lo ama lui.



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