Un'esperienza che fa riflettere
I novizi nella Casa dell'Immacolata a Udine
Cari amici, desideriamo condividere con voi l'esperienza apostolica che stiamo vivendo da qualche mese a Udine, nella “Casa dell'Immacolata”. La Casa è nata a Udine nel 1945, grazie all'opera di don Emilio De Roja. Aveva lo scopo di accogliere e rieducare ragazzi orfani della guerra; negli anni successivi, sono stati ospitati anche ragazzi disagiati.
La porta sempre aperta
Ultimamente, la fondazione “Casa dell'Immacolata” ha cambiato modo di operare. In questo momento, infatti, accoglie ragazzi minorenni immigrati, ai quali dà la possibilità di potersi formare umanamente e professionalmente. Attualmente, i ragazzi sono circa settanta e provengono per la maggior parte dalla Romania, ma anche da Albania, Kosovo, Iraq, Marocco, Afghanistan e Bangladesh.
Frequentano corsi professionali per diventare falegnami, saldo-carpentieri, muratori, elettricisti e guardie forestali. Una volta terminato il corso di studi, devono affrontare un esame finale e viene rilasciato un diploma che permetterà loro di ottenere il permesso di soggiorno, trovare un lavoro, un'abitazione e iniziare a vivere una vita più dignitosa.
La Casa dell'Immacolata, inoltre, accoglie una decina di adulti che hanno avuto problemi d'alcolismo.
Impegnati in tante attività
È proprio in questo ambiente che noi novizi siamo stati accolti da don Gianpietro Arduini, presidente della fondazione. Siamo arrivati qui il 16 febbraio scorso e ci rimarremo per quattro mesi. Facciamo un'esperienza missionaria e di vita comunitaria, vivendo in maniera autonoma in un appartamento della Casa.
Le attività che svolgiamo sono numerose e di vario genere. Teniamo corsi di lingua italiana e spagnola, di teatro, di clownistica; organizziamo cineforum e iniziative sportive con tornei di calcio e pallacanestro. Infine, affianchiamo e aiutiamo gli assistenti nel loro lavoro. Ma le cose che riteniamo più importanti sono l'incontro con le persone, il dialogo, il farsi vicini e stabilire un rapporto di amicizia.
Per noi questa è un'esperienza del tutto nuova e col passare dei giorni scopriamo quanto sia importante e arricchente per la nostra formazione umana e spirituale.
L'esperienza ci coinvolge
Ogni singolo ragazzo che vive qui porta con sé una storia: la storia della propria vita, segnata dalle numerose difficoltà del Paese di provenienza. Sono storie di guerra, di povertà, di fame... Ma ognuna di queste vite ha un sapore del tutto particolare, di sacrifici, di lotte, di paure, di fughe..., per trovare un posto in cui poter vivere. Le loro testimonianze ed esperienze sono per noi una grande catechesi, una scuola di vita, uno stimolo alla riflessione.
Infatti, è impossibile non fermarsi a riflettere di fronte a certe storie. I racconti di questi ragazzi sono uno stimolo a rivedere un po' la nostra vita, a ridimensionare i numerosi capricci che facciamo, per il gusto di volere sempre di più e sempre il meglio. Sentendo certe parole, abbiamo una motivazione in più per abbandonare una vita rinchiusa all'interno del nostro “io”, di quello che è “mio... solo mio”, del nostro egoismo.
Vedere Cristo nei fratelli
A metà giugno torneremo ad Ancona. Quello che vorremmo portare a casa non è il ricordo di una bella esperienza, ma qualcosa di più: l'aver sperimentato, visto e riconosciuto Cristo in questi nostri fratelli. È un'esperienza che ci ha messo in discussione e deve cambiare qualcosa della nostra vita. Non possiamo rimanere indifferenti.
Dobbiamo essere carichi di energia, forti del desiderio di continua conversione, desiderosi di cambiare, carichi della voglia di impegnarci sempre più.
Da: DAVIDE, CARLO, JESÙS.