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Terremoto Indonesia, "Casa Giovani" Camerun, Giappone, "Nomade"

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Terremoto in Indonesia

Ci scrive padre Vincenzo Baravalle, superiore dei saveriani in Indonesia: "Le due scosse di terremoto di martedì 6 marzo (alle ore 11 e alle 13) hanno causato danni abbastanza limitati, ma la paura è stata davvero tanta. Nella missione di Bukittinggi, i saveriani p. Michele Galli e p. Otello Casali, grazie a Dio, sono incolumi. A Padang quattro case sono crollate e un supermercato ha subito crepe. Ci sono stati alcuni piccoli danni alle nostre missioni, con tutti i libri caduti a terra, ma fortunatamente, nulla di veramente serio.

Tra i cattolici, non abbiamo avuto morti, ma solo alcuni feriti. Parecchie case della gente sono crollate o lesionate. Dopo che le strade sono state liberate dai massi caduti e dagli alberi, i soccorsi si sono fatti più veloci. Anche la sera di mercoledì 7 c'è stata una nuova scossa di terremoto di quasi uguale intensità tra Nias e Aceh, ma fortunatamente senza danni".

  • padre Vincenzo Baravalle.

Dal Camerun, i missionari ringraziano per la "Casa dei giovani"

Cari amici, il 2 dicembre 2006, vigilia della festa del Saverio, la "casa per i giovani" di Douala, in Camerun, è stata benedetta e inaugurata dal cardinale Tumi. Voi ci avete generosamente aiutato nel mobilio, come avevamo chiesto nel "piccolo progetto" n. 2/2005. Completa di tavoli, sedie, banchi, armadi e letti, la casa è pronta per ospitare i giovani che aspirano a pentare missionari saveriani.

Il primo saveriano camerunese, p. Zaccaria Tamejon, è missionario in Colombia da tre anni. Quest'anno penterà sacerdote il diacono Maurice, che ha studiato teologia a Parma e al quale assicuriamo la preghiera e l'incoraggiamento. In questi anni, ha perso i genitori, fratelli e sorelle, ma la fede l'ha aiutato a perseverare nella vocazione missionaria.

Ogni anno abbiamo un bel gruppo di giovani che vivono con noi in questa casa, per capire se sono chiamati e se hanno le doti per essere missionari: studiano, pregano, giocano e coltivano l'orto per mantenersi. Spesso abbiamo anche gruppi di giovani che partecipano ai ritiri spirituali, in questo posto tranquillo e silenzioso.

Noi missionari siamo contenti. Ci auguriamo che questa casa per i giovani, che ci avete aiutato a rendere accogliente e funzionale, penti un "nido" di formazione cristiana e missionaria per tanti giovani africani. Continuate a sostenerci con la vostra preghiera.

Abbiamo cominciato questa attività formativa con il compianto p. Peppino Mattu, che il Signore ha chiamato a sé a ottobre del 2005 e che noi tutti ancora portiamo nel cuore. Lui ripeteva che offriva la sua vita per le vocazioni missionarie dei giovani camerunesi. Per la bontà di padre Peppino, il Signore ci accompagni in questa sua opera.

  • p. Sergio Favarin e p. Oliviero Verzelletti, sx.

Padre Audisio non ha il tempo per tornare dal Giappone

So che quest'anno il Cem, Centro di educazione alla mondialità, la rivista dei saveriani per le scuole, celebra il 40.mo anno di vita. Ricordo con nostalgia gli anni trascorsi al Cem e sono felice per questa ricorrenza. Il Cem ha aperto davanti a me nuovi orizzonti di lavoro missionario nel campo educativo.

Tornato in Giappone, mi sono dedicato all'insegnamento della religione delle scuole medie. Per quanto riguarda la dimensione religiosa, purtroppo in Giappone c'è un vuoto spaventoso. Per colmare questo vuoto, da 14 anni sto cercando di comporre e sperimentare un corso triennale di 90 lezioni per la scuola media. Ho anche frequentato l'università cattolica di Osaka, perché desidero pubblicare i risultati della ricerca. Ora ho un abbondante materiale di contenuti, metodologie e strumenti didattici che, per la loro originalità, destano meraviglia in Giappone. Alla base c'è proprio l'ispirazione Cem, ma è stato pensato e scritto in giapponese e per i giapponesi.

Attualmente insegno in due scuole con 284 allieve che mi danno parecchio da fare, al punto che da cinque anni non ho potuto tornare in Italia, e non so quando potrò farlo. A tutti, cordiali saluti.

  • p. Mario Audisio, sx

Come ho festeggiato "da nomade" i miei primi 50 anni...

Padre Agostino Rota Martir non molla. Dal campo nomadi di Coltano (Pisa), continua a lavorare - si fa per dire - con i rom, ma segue da vicino le vicende della chiesa e dei missionari nel mondo. Poco fa ha compiuto 50 anni: un primo traguardo. Agli auguri, ha risposto con poche parole e un'immagine eloquente.

"Grazie per il pensiero e, soprattutto, per il ricordo nella preghiera: mi basta e avanza! Come ho festeggiato il mio mezzo secolo di vita? Rispondo con una bella foto. L'ho scattata proprio oggi (11 febbraio), insieme agli ultimi nati nel campo rom: "grazie alla vita!"Ovviamente, un ricordo nella preghiera.

  • p. Agostino Rota Martir, sx.


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