Sud/Nord Notizie: Tsunami in Indonesia
IL DRAMMATICO EVENTO
In questa pagina siamo soliti mettere in evidenza alcune informazioni e notizie che riguardano le vicende di varie nazioni del mondo missionario. Questo mese non possiamo fare a meno di concentrare la nostra attenzione al dramma causato dal moto di terra e mare nei paesi del sudest asiatico.
Riportiamo le informazioni che padre Vincenzo Baravalle, superiore dei saveriani in Indonesia, ci ha fatto pervenire da Padang, una dopo l'altra, mettendole a disposizione di tutti i nostri lettori. Oltre alla solidarietà, padre Vincenzo insiste sulla preghiera per i missionari e per la gente.
28 dicembre 2004
Innanzitutto ringrazio tutti per il premuroso interessamento nei nostri riguardi e nei riguardi del popolo indonesiano dopo il terremoto e il maremoto di domenica 26 dicembre scorso. Confermo che tutti i missionari saveriani stanno bene, compresi coloro che lavorano alle Mentawai, e che nessuna delle nostre missioni è stata danneggiata seriamente.
Il terremoto, durato circa 7 minuti, è stato avvertito soprattutto alle Mentawai e a Nias, più vicine all'epicentro. Subito il livello del mare si è improvvisamente abbassato e le navi alla foce del fiume, che fa da porto per i viaggi alle Mentawai, si sono inclinate come se fossero rimaste in secca. La gente è rimasta stupita di questo fenomeno più del terremoto, al quale siamo abbastanza abituati. Cessato lo stupore, tutto era tornato calmo e nessuno si aspettava altro. Ma dopo circa un'ora è arrivata l'ondata tsunami e il mare si è fatto brutto sul serio.
Il disastro più grande è avvenuto ad Aceh, nella Sumatra del nord, la cui costa è stata investita frontalmente dallo tsunami che è penetrato all'interno per oltre cinque chilometri, cogliendo tutti di sorpresa. I morti sono tanti e non si riesce ancora a stabilire a quale cifra si arriverà, poiché le comunicazioni sono interrotte. I danni non sono stati grandi nelle isole Mentawai, collocate come a coltello rispetto alla direzione dell'ondata . Più danni ha subito la parte occidentale dell'isola Nias, con qualche centinaio di morti, compreso un pastore protestante. Qui gran parte della popolazione è di fede cristiana.
Il presidente dell'Indonesia ha invitato il popolo indonesiano a pregare per le vittime, a rafforzare il senso di solidarietà e ad aiutare i superstiti. È davvero commovente vedere la grande solidarietà di tutti: comunità delle varie religioni, enti statali, televisioni private, giornali, gruppi universitari... tutti si sono dati da fare per raccogliere fondi e assistere i sopravvissuti, rimasti privi di tutto. Non ci si domanda a quale religione appartiene la vittima o il sopravvissuto caduto in miseria.
Dio è amore. E così noi abbiamo celebrato il vero Natale nella solidarietà con i fratelli morti e sofferenti. I superstiti, con le lacrime agli occhi, parlano spesso del loro abbandono nelle mani di Dio, che tutto sa e a tutto provvede.
31 dicembre 2004
Ho preso contatto con mons. Aniceto, vescovo di Medan, che conosco bene, e con padre Barnabas della diocesi di Sibolga nel Nias. Posso perciò suggerire alcune proposte concordate con loro, che vivono sul posto.
All'inizio è stato urgente l'aiuto di cibo, vestiario, medicinali e cose di prima necessità. Tutto il popolo indonesiano ha fatto uno sforzo enorme per far fronte a questi bisogni urgenti. Anche noi ci siamo dati da fare per sensibilizzare le nostre comunità e preparare gli aiuti. Il “Natale ecumenico”, che viene celebrato ogni anno con la partecipazione di cattolici e protestanti, è stato annullato, anche se tutto era già pronto. I fondi sono stati destinati all'aiuto. Così pure tutte le nostre comunità e tanti altri gruppi hanno annullato le feste di Natale e di capodanno, devolvendo i soldi per i sinistrati.
La situazione è complessa, per la vastità dell'area colpita. Noi ora pensiamo al "dopo emergenza", quando telecamere e microfoni saranno spenti. Ci sarà da ricostruire case e scuole, ponti e infrastrutture; si dovrà pensare alle barche dei pescatori e alle loro reti; alle sementi per il riso e all'attrezzatura agricola di tipo artigianale; soprattutto, al futuro dei bambini e delle persone rimaste sole e alle tante altre necessità che emergono dopo queste situazioni. Un esempio: un gruppo di universitari che studiano a Padang, originari dell'Aceh, hanno annunciato che lasceranno l'università perché tutti i loro familiari sono morti e non c'è più chi possa aiutarli.
Tutti gli amici potranno aiutare in questo sforzo di ricostruzione e noi saveriani, qui a Padang, siamo felici di fare il servizio di coordinamento con le diocesi di Medan e di Sibolga.
È necessario pregare molto anche per noi missionari perché, al di là dell'aiuto materiale che possiamo dare, sia soprattutto la nostra testimonianza di fede a rispondere alla difficile domanda: "Se Dio è Padre, perché ha permesso tutto questo?".
Ho ripreso in mano il libro di Giobbe e lo medito chiedendo luce; quella luce che arriva in trasparenza dalla mangiatoia di Betlemme e dalla collina del Golgota.