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Per un viaggio tra i popoli, Esperienza con gli alunni di Lenola

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Parlare del mondo, dei popoli, della solidarietà, del dialogo interculturale e della legalità, e insieme dei diritti dell'infanzia non è mai troppo, e non è nemmeno molto facile. Soprattutto, quando gli interlocutori sono dei bambini del nostro tempo. Però, le ricerche fatte dai bambini su tutti questi temi importanti diventano una cosa straordinaria ed entusiasmante, piena di stupore e di scoperte incredibili.

Un progetto educativo

È proprio quello che ho potuto sperimentare insieme alle maestre della scuola elementare "Renzo Tatarelli" di Lenola (Latina), durante l'ultimo anno scolastico. Con i loro alunni, dai piccolissimi della prima elementare fino ai ragazzi della quinta, avevano scelto il tema, "Insieme per mano raccontiamo il mondo: viaggio tra i popoli, tra solidarietà, dialogo interculturale e legalità".

Anna Rita Pascale, maestra, mamma e insegnante di religione, ne è stata l'animatrice. Ho incontrato in un'aula questa giovane signora, piena di entusiasmo, sorridente e disponibile a rispondere a ogni richiesta. Le ho domandato il motivo di questo progetto. Mi ha risposto: "Il nostro è un progetto educativo; vuole promuovere una cultura che riconosca il diritto all'infanzia, formando nei bambini la coscienza di essere cittadini del mondo e di essere loro stessi artefici dei loro diritti e doveri".

Una storia congolese

Durante l'anno sono state invitate persone "esperte", esterne alla scuola, che hanno cercato di sensibilizzare gli alunni a prendere il largo per questo formidabile viaggio tra i popoli e hanno preso in mano la Carta dei loro diritti dell'infanzia per spiegarne l'importanza e il valore.

Anch'io ho partecipato come missionario. Con l'aiuto di diapositive, ho raccontato loro la storia di un bambino congolese di 11 anni. Si chiama Murhula e faceva parte del gruppo dei "piccoli giornalisti" di radio Maria di Bukavu. Nella sua giovanissima età aveva dovuto lottare per potersi istruire, creare i suoi giochi, essere curato dalla malaria che lo indeboliva sempre di più, amare i suoi poveri genitori che tante volte non avevano il necessario per sfamare la numerosa famiglia composta da ben nove figli. Un storia semplice, scritta con altri suoi compagni di "sventura", nel quartiere sulle colline di Bukavu.

Bambini curiosi e stupiti

L'insegnante Eliana è una delle ferventi promotrici di questo progetto. Ha saputo portarlo avanti con tanta dedizione e tenacia, e anche con un bel tatto pedagogico. Le ho chiesto come i bambini abbiano recepito l'iniziativa. Mi ha detto: "I bambini hanno risposto molto bene, anche al di sopra delle mie previsioni. Abbiamo lavorato sulla conoscenza dei popoli, delle culture, dei diritti naturali... Li ho visti entusiasti, fieri e generosi nel partecipare personalmente alla loro ricerca.

I miei bambini, come del resto tutti i bambini di oggi, sono molto vivaci, curiosi, con tanti perché nella testa... Ma hanno anche tante risposte già pronte. A volte le loro frasi fanno davvero pensare. Gli alunni delle due classi di terza elementare si entusiasmano facilmente, e sanno anche stupirsi per il bello e rattristarsi per la sofferenza e la miseria.

Una cosa che mi meraviglia e mi entusiasma è quella di vedere questi bambini alla ricerca di tante particolarità... È una cosa molto rara nella psicologia infantile. E poi, bisogna credere in certe cose. Se una maestra ci crede, allora tutta la classe la segue e ne condivide pienamente il sogno, sognando con lei. E il sogno diventa realtà!".

In attesa del secondo passo

Terminate le lezioni, le scuole hanno chiuso per le vacanze estive. I nostri bambini avranno incontrato altre persone e altre culture, sulle spiagge o in montagna. "Tutto finisce qui?", domando all'insegnante Anna Rita Pascale.

"Abbiamo fatto un buon passo; abbiamo iniziato. Ora si deve continuare. In un anno non si può arrivare a tutto. I bambini sono stati fantastici e hanno risposto molto bene e con tanto entusiasmo. Sono stata colpita dal fatto di vedere i bambini meravigliati, ma anche molto concreti. C'è ancora da fare perché arrivino a una certa consapevolezza e abbiano il gusto di amare gli altri. I bambini di Gaeta, per esempio, si danno da fare con tante iniziative, per costruire una piccola scuola in un villaggio del Bangladesh".

Spesso mi domando: i nostri bambini italiani hanno difficoltà ad amare veramente gli altri? Hanno difficoltà ad aprire la loro conoscenza, ad andare oltre il loro territorio e arrivare all'altra parte del mondo per incontrare bambini come loro che, nonostante la povertà, sono felici di vivere?

L'esperienza alla scuola "Tatarelli" di Lenola mi dà coraggio e speranza. Il primo passo compiuto lo scorso anno mi fa capire che il secondo passo di questo nuovo anno scolastico sarà promettente, per questi alunni, guidati dalle loro brave insegnanti.



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