Padre Nardo: Il missionario diventa esorcista
Intervista a padre Riccardo Nardo
È in Friuli per un periodo di vacanze padre Riccardo Nardo di Cimpello (PN). È entrato nel nostro seminario di Udine nel 1953, così come ha fatto suo fratello maggiore, padre Giuseppe. Diventati sacerdoti, p. Giuseppe è partito per il Burundi e p. Riccardo per il Congo. È passato a farci visita e allora ne abbiamo approfittato per porgergli alcune domande sul suo ministero.
Da quanti anni sei missionario in Congo?
Sono in Congo dal 1972 e attualmente lavoro a Bukavu. Potrei dividere questi trent’anni di attività missionaria in due periodi. Per 15 anni ho lavorato in alcune missioni nella regione del Kivu. Nel secondo periodo, invece, mi sono trovato a svolgere un compito particolare affidatomi dal vescovo: il ministero dell’esorcista.
Ci tengo a dire che non è stata una mia scelta; anzi, ho cercato in tutti i modi di evitare questo incarico. Tra l’altro io non ci credevo, come la maggior parte dei preti; ma ora, dopo l’esperienza di questi anni, mi sentirei in peccato se dovessi sottovalutare tutti i segni e le meraviglie che il Signore ha operato e opera ancora nella sua chiesa attraverso questo “ministero di liberazione”.
Ma di quale liberazione si tratta?
Gli “spiriti del male” cercano di far soffrire l’uomo il più possibile. Per far questo gli spiriti possono influire negativamente su tutto quello che compone l’uomo o che entra in rapporto diretto con la sua vita. Ad esempio, una persona può soffrire nel corpo, nello spirito, nel luogo di abitazione e di lavoro, nelle relazioni umane e anche nei beni che possiede. L’azione degli spiriti è multipla; non è diretta solo in una direzione. Ma lo scopo è uno: far soffrire l’uomo!
Qualcuno dice che sono fenomeni da gente “sotto-sviluppata”. Che ne pensi?
Si tratta di un fenomeno che ha a che fare con le persone; perciò lo si trova in qualsiasi paese, in ogni classe sociale e in ogni religione. Sicuramente non è questione di sottosviluppo, perché ho incontrato anche dottori, professori d’università, magistrati, uomini politici e commercianti.
Inoltre, in questi 15 anni di lavoro ho avuto modo di ascoltare e liberare persone non solo dell’Africa, ma anche di altri continenti che non sono per nulla sottosviluppati. I modi di presentarsi possono essere diversi, ma i segni e le reazioni tipiche di questo stato di “sofferenza possessiva” sono simili in tutti e dovunque.
Come fai a essere esorcista e missionario?
In questo ministero mi sento realizzato, perché il mio modo di annunciare Cristo ruota su due perni. In primo luogo, liberando queste persone si dimostra chiaramente che Cristo è il vincitore, che il bene è superiore al male e che per mantenere la guarigione è necessario rimanere uniti a Cristo.
Inoltre, mi sento missionario perché appena mi sono accorto che il Signore mi chiamava a questo ministero, seguendo l’esempio di Gesù e degli apostoli, ho preso due decisioni: di accogliere sempre tutti, di qualsiasi religione e ceto sociale, anche musulmani e pagani; e di non chiedere nessuna ricompensa: “gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date”.
Non c’è il rischio di confondere “spiriti” e malattie mentali?
Il pericolo c’è. Nessuno può pronunciarsi a priori senza fare un’analisi accurata, anche se nei due casi le manifestazioni e le reazioni sono completamente diverse. Sono necessarie prudenza e severità di giudizio, senza cadere nel tranello che porta a vedere sempre o a non vedere mai la presenza degli spiriti.
Spetta al medico e all’esorcista saper indirizzare con chiarezza e decisione i vari malati, perché trovino la cura e il sollievo di cui hanno bisogno.