Nel ricordo di Adriana Schena
Attraverso questo scritto vorrei ricordare una carissima amica della nostra comunità, la sorella saveriana Adriana Schena, che ci ha lasciati martedì 9 aprile all’età di 58 anni. Da due anni lottava contro un tumore maligno che, pian piano ha avuto la meglio.
Sono convinto che ogni persona che viene al mondo porti con sé un messaggio da offrire alla vita e a coloro che il Signore mette sul suo cammino. Un messaggio che è tutto suo, diverso da quello degli altri. Potremmo quasi definirlo il nome che Dio ci ha dato, un nome che tocca a ciascuno saper identificare per poter trovare la sua identità più profonda e il senso della sua esistenza. Il messaggio che ho ricevuto da Adriana, conosciuta sin dagli anni ‘90 quando siamo stati compagni di studi nel nostro Istituto Teologico saveriano di Parma, potrei riassumerlo con le parole: fedeltà e responsabilità.
La parola fedeltà mi rimanda al sì di Maria: “Ecco sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua volontà” (Lc 1,38). Ciò che Adriana trasmetteva era che quel sì dato al Signore in modo definitivo e completo dopo anni di lavoro come impiegata contabile. È un consenso che l’ha accompagnata durante tutta la sua vita e l’ha portata a riconfermarlo, tappa dopo tappa: dalla sua prima professione, dagli anni di studio a Roma, dall’esperienza in Messico come animatrice vocazionale, a quella della malattia dei genitori, per poi rifarlo suo con il non facile rientro in Italia per assumere il servizio come economa generale; infine, nell’affrontare l’ultima grande prova della malattia.
Accanto alla fedeltà ecco la responsabilità, cioè abilitata a dare una risposta. Colpiva la sua attenzione agli altri, la sua delicatezza d’animo e il suo senso del dovere. La sua precisione e la ricerca della perfezione. Fedele al coro saveriano e tenace nel combattere la malattia. Non voleva dargliela vinta! Insomma, capivi che quella chiamata che sentiva aver ricevuto dal Signore la prendeva sul serio e si faceva concreta non con idee campate per aria, ma nella vita di tutti i giorni in cui tutti siamo costantemente chiamati a dare la nostra risposta d’amore.
La sorella Giordana Bertacchini, direttrice generale delle Missionarie di Maria, così la salutava il giorno del suo funerale: “Cara Adri, per la nostra logica umana te ne sei andata troppo in fretta, ma sappiamo che le vie del Signore non sono le nostre. Oggi siamo qui per dirti grazie di quanto ci hai trasmesso nella tua vita, grazie di esserci stata sorella e amica. Fino alla fine ci hai regalato il tuo sorriso e la tua attenzione. Ora sei nella luce di Dio, nella Pasqua eterna e il tuo sorriso sarà ancora più luminoso… Lascia aperta almeno una porta in Paradiso per noi che siamo ancora in cammino”. Aggiungo solo: grazie per averci ricordato che la vita ha senso solo donandola; alla fine siamo ciò che diamo.