Missione, liturgia e carità
Mons. Alberto Taveira, arcivescovo di Belém, nella presentazione del piano pastorale 2023-2025, ricorda il clima sinodale da cui nasce: una Chiesa che accoglie le interrogazioni e le speranze che sorgono sia nel popolo di Dio che nella società civile, di fronte alle sfide del nostro tempo.
Attualmente, la società brasiliana sta vivendo un momento in cui si trova profondamente lacerata. Il recente processo elettorale è stato condotto in modo da lasciare una società divisa. Chi la pensa diversamente è considerato un nemico da combattere e non un fratello con opinioni diverse. Per questo è necessario lavorare per la riconciliazione di tutta la popolazione. Lo sviluppo di questo piano pastorale aiuterà una conciliazione davvero necessaria.
La prima dimensione è la missione. Il mandato del Signore “Andate” dovrà incoraggiare i cristiani ad andare oltre i luoghi abituali delle parrocchie per testimoniare Cristo e diminuire la violenza. È importante anche una più grande formazione a vari livelli (pastorale, biblico, catechetico, accademico) che aiuti le persone ad un incontro personale con Cristo che ci faccia sentire figli, fratelli e sorelle nel popolo. La Liturgia, scelta come terza dimensione, deve celebrare la vita dei cristiani e tendere all’unità.
Infine, la dimensione della Carità. La testimonianza profetica della carità è un segno inseparabile della missione della Chiesa a “porte aperte” e “in uscita”.
E qui ci troviamo di fronte a una sfida non solo per la Chiesa di Belém, ma di tutto il Brasile. Durante la quaresima, i vescovi brasiliani hanno scelto come tema di riflessione “Fraternità e Fame”. In Brasile, infatti, la fame è una realtà concreta pur non mancando gli alimenti. Ogni anno, il Paese supera il record di produzione di granoturco, soia, frumento, zucchero, carne, ma non si vedono le necessità della maggioranza della popolazione. Le cifre delle statistiche sono raccapriccianti: su una popolazione di 211,7 milioni di abitanti, 125,2 milioni sperimentano una “insicurezza alimentare” e di questi, 33 milioni soffrono la fame.
I vescovi invitano i cristiani ad “alzare gli occhi e vedere la realtà della fame in Brasile”, scoprirne le cause e combatterle, come la struttura immobiliare e la cattiva distribuzione delle terre, la politica agricola perversa che colloca il sistema produttivo a servizio del sistema economico-finanziario per cui si esportano alimenti e si tagliano i sussidi per la produzione dell’agricoltura familiare. La recente riforma delle leggi sul lavoro ha causato l’aumento della disoccupazione e del lavoro precario e informale.
Non sarà facile ricostituire un clima di unione in cui si lavori per il bene comune del popolo brasiliano. Questa divisione attraversa anche le nostre parrocchie, le nostre comunità cristiane e perfino il nostro clero. La sfida, però, ci riconduce alla radice del nostro essere cristiani.