Gesù è un personaggio misterioso: per stare dalla sua parte e votare per Lui si esige una grazia dello Spirito Santo: “Nessuno può venire a me, se il Padre mio non lo attira”, grazia che il credente ha ricevuto con il Battesimo, che ha consolidato con la Cresima, che va fortificando con la partecipazione all’Eucarestia.
Però la “radicale” misteriosità del personaggio Cristo va sempre meditata, perché siamo continuamente tentati di crederci, insieme con i Giudei interdetti e sbalorditi: “Come può quest’uomo dire: - Io sono il pane vivo disceso dal cielo? – Non è un uomo come noi? Non sono tra noi i suoi fratelli e le sue sorelle? È duro questo suo discorso, e chi lo può capire?”. E lo piantarono.
È proprio questa la nostra perenne tentazione: Cristo ci si presenta come “segno di contraddizione-motivo di scandalo”. Perché mai?
Credo che la risposta più giusta ce la dia Cristo stesso quando ci dice: “Il mio regno non è di questo mondo! Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo!”. Oppure quando, con Paolo, ci dice: “Il regno di Dio non è questione di mangiare e di bere, ma di pace e di gaudio nello Spirito”.
Vogliamo dire che l’uomo-in-quanto-uomo non finirà mai di “sbigottirsi” davanti a parole come queste: “Fatevi dei tesori dove il ladro non può penetrare e la ruggine non può demolire!”. Oppure: “Non preoccupatevi dicendo: cosa mangeremo, di che cosa ci vestiremo”. L’uomo-in-quanto-uomo non può che rifiutarsi di offrire la guancia destra, perdonare le offese, invitare i poveri; non può scegliere “volentieri” la fedeltà-indissolubilità nel matrimonio e, men che meno, la croce-tribulazione-rinunzia. Tale è il regno di Cristo!
Ma se uno volesse capire qual’è “il” motivo ultimo di questa tremenda rivoluzione, mi pare che la risposta più precisa sia l’idea della vita eterna: è questa la notizia “totalmente nuova” che ha provocato il capovolgimento della gerarchia dei valori.
Quale capovolgimento?
Questo: i beni-visibili-sensibili-contingenti, siano pure i regni e gli imperi, passano dal-primo-al-secondo-posto; l’eternità relativizza il tempo, l’assoluto, il relativo, l’eterno, il passeggero.
Perciò Paolo è perfettamente logico quando dice che “questo” tempo ha “ammainato le vele” perché “ha cambiato rotta”, perché ha imboccato la strada dell’eternità e tutto ciò che non s’impara nell’eternità è-e-non-è, è un-non-essere-si-fa-per-dire: perciò quelli che piangono sia come se non piangessero, quelli che godono come se non godessero. L’irruzione dell’eterno nel tempo relativizza perfino il matrimonio che diventa un episodio solo-per-questo-tempo-che-passa-come-una-sequenza-cinematografica!
Vi lascio immaginare quale nervoso scateni nell’avere-godere-potere questa impostazione “spirituale” e questa relativizzazione di tutto-ciò-che-dura-appena-un-po’-e-svanisce-come-fumo-inesorabilmente! Come rimarrà questo povero uomo, così potentemente aggredito dall’avere-godere-potere! Così visceralmente portato a porre il suo centro d’interesse “totale” nell’avere-godere-potere!
Ora mi spiego meglio perché “il” Profeta di questo “pneumatico” mondo sia “segno di contraddizione, motivo di scandalo, motivo d’inquietudine”! D’altronde se il suo Regno non è di questo mondo, l’avere-godere-potere devono quantomeno darsi una “regolata di fondo”, rassegnandosi di mettersi al secondo posto!
Sarà un lavoro faticoso, ma logico e perfino “bello”, perché impedirà all’uomo di “ubriacarsi”!
