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“Le mie pasque in America latina”

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Si è svolto in un clima di serenità e di gioia il tradizionale incontro pasquale con collaboratori e volontari dei saveriani di Brescia. Mercoledì 25 marzo, festa dell’Annunciazione, puntuali alle 17,30 ci siamo riuniti nella saletta delle riviste, per ascoltare la testimonianza della saveriana Teresa Rinaldi, attualmente nella casa delle saveriane a Parma, ma missionaria per 25 anni in America latina: Guatemala, Brasile e Messico.

Sorella Teresa ha raccontato la Pasqua nelle culture che lei ha conosciuto.

Guatemala: forza della speranza

Per me la Pasqua è sempre stata un momento di grande gioia e di vita che rinasce, perché coincide con l’inizio della primavera e della natura che si risveglia.

Quando sono arrivata in Guatemala, a 23 anni, ho subìto una profonda delusione perché là tutto finiva con il venerdì santo: con la passione e la morte di Gesù. Era un giorno “sacro”, non si poteva lavorare (in Brasile non si fa nemmeno il bagno!)… Ma la gioia della resurrezione della notte di Pasqua non c’era e io, la prima Pasqua in Guatemala, ho sofferto perché​ non potevo condividere la gioia che provavo nell’anima.

Ciò accade perché i popoli latino americani vivono situazioni che si identificano più con il Cristo crocifisso che con il Cristo risorto. Purtroppo queste situazioni invece di migliorare peggiorano, tra schiavitù e sfruttamento degli indigeni e delle loro terre.

Al di là di tutto però, la gente non perde la speranza, e questo mi ha insegnato molto.

La povera gente ha la forza per lottare: si lotta per la casa, per la scuola, per l’assistenza medica… Grazie a Dio, talvolta abbiamo avuto anche qualche successo. La gente ha molta più resistenza di noi nel vivere la sofferenza e non perde mai la speranza. Per questo, posso dire che siamo noi missionari a essere evangelizzati.

Brasile: trasformare la realtà

In Brasile la quaresima è molto importante, attraverso le “campagne di fraternità”, che ogni anno hanno un tema diverso. Qui ho imparato a vivere la situazione pasquale in modo più incarnato. Pasqua non è solo vita dopo la morte, ma è la distruzione delle situazioni di morte, in cui questi popoli vivono. Anche le nostre vite sono esperienze continue di morte e risurrezione. Ma in Brasile questa dimensione è vissuta anche a livello comunitario e di popolo.

Forse il popolo brasiliano vede più i segni della sofferenza e della morte, rispetto a quelli di vita e resurrezione.

Ma attraverso la formazione, abbiamo riscontrato che meglio si vive la quaresima e i giorni della Passione, più la partecipazione aumentava anche il giorno della Pasqua, solitamente meno partecipata rispetto al venerdì santo.

Messico: grande pietà popolare

In Messico ci sono notevoli differenze tra popoli indio e gente di origine spagnola, tra città e periferie. Queste culture spesso non si integrano, ma camminano parallele. Spesso noi missionari europei cerchiamo di limitare le loro manifestazioni di fede popolare, ritenendole eccessive.

E loro ci dicono che noi siamo evangelizzati dalla testa in su, ma abbiamo bisogno di qualcosa per evangelizzare anche il nostro corpo…

Pasqua è un invito alla trasformazione interiore, ma è anche un impegno a cambiare le realtà di morte che ci circondano. Noi saveriane continuiamo a riscontrare che la morte atroce delle nostre tre sorelle in Burundi stia generando nuova vita: tante persone e comunità chiedono la nostra testimonianza; il giorno dopo la loro uccisione, tre giovani hanno chiesto di diventare saveriane…

Dopo la bella celebrazione Eucaristica, presieduta da p. Gesuino Piredda, le brave cuoche ci hanno deliziato il palato con un’ottima cena, allietata dal mini-concerto dei chitarristi Salvatore e Paolo e un inedito di p. Marco, cantante solista. La tradizionale rottura del grande uovo di cioccolato fondente ha concluso la nostra serata in famiglia.



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