La risposta dell'uomo: Dio mi ha incontrato
Non mi ha mai lasciato solo
Non è facile parlare della vocazione. È un’esperienza intima di fede; è un’esperienza misteriosa. E deve essere così perché dentro quest’esperienza c’è una persona, anzi, la storia dell’incontro tra due persone: Dio che prende l’iniziativa e l’uomo che, nella sua libertà, risponde. Per parlare della vocazione devo proprio raccontare questo mio incontro con il Signore. Spero di trovare le parole giuste per descrivere questo intrattenimento d’amore con Dio.
Non sono il centro dell’universo
Ho imparato presto a condividere. Sono nato e cresciuto in una famiglia numerosa, e non mi sentivo il centro dell’universo. Mi sono abituato a ricevere e a dare. La prima scintilla di vocazione l’ho avuta tramite l’esempio di servizio di mia madre e dei miei fratelli più grandi, in casa, e l’impegno dei missionari in parrocchia. Hanno sempre stimolato il mio cuore a fare altrettanto.
Finita la scuola media, ho deciso di parlare con mia madre di un desiderio che portavo dentro da molto: andare in seminario. Il mio disappunto è stato grande quando lei mi disse che non era d’accordo: “Sei ancora piccolo. Continua a studiare. Quando sarai grande, deciderai”.
Dal paese mi sono trasferito nella città di San Paolo per la scuola superiore. Qui mi sono trovato immerso in un mondo sconfinato, pieno di distrazioni che mi hanno portato ad allontanarmi dalla chiesa e da Dio, anche se so che Lui non mi ha mai lasciato solo.
Il Signore mi aspettava da tempo
Facevo progetti per il futuro. A 19 anni, lavoravo e studiavo all’università. Il lavoro mi dava soddisfazioni e garanzia economica. Ma avvertivo un vuoto esistenziale, come se mi mancasse Qualcuno da cui mi ero allontanato. Per la malattia di mia madre, chiesi alla banca il trasferimento vicino casa. Il ritorno a Piraju, ha significato anche il ritorno a Dio. Su invito di mia madre, sono andato a Messa e ho incontrato alcuni giovani. Mi sembravano veramente felici. Mi invitarono a visitare il loro gruppo. Così ho ripreso mio cammino di fede.
Avevo 21 anni. Qualcosa in me stava cambiando. Per la seconda volta in vita, ho scoperto di non essere il centro dell’universo; la mia vita poteva essere vissuta come dono per gli altri. La grazia mi è stata concessa. Per quattro anni, ho cercato insieme a un saveriano di capire quale disegno il Signore aveva per la mia vita.
Ho capito: l’unica cosa che conta è seguire lui. Dopo la laurea mi sono unito ai saveriani per diventare missionario.