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Christian Bobin scrive: “Chi sei tu per me? Tu sei colei che mi impedisce di bastarmi. Tu mi hai dato la cosa più preziosa di tutte: la mancanza”. Questa frase è l’introduzione alla fede, alla mia relazione con Cristo. Dio non è un’aggiunta alle mie mancanze, ma un sottrarsi, letteralmente: spogliarsi.

Dice, infatti, la lettera ai Filippesi: “Cristo Gesù non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò sé stesso”. Se mi chiedi missione cos’è? Ti rispondo così: spogliazione e non vestizione, salvezza nel rinnegare sé stessi più che pienezza del sé. Singolare che durante la Cop28 i “Paesi forti” nella produzione di CO2 promuovessero improbabili tecnologie per catturare anidride carbonica, piuttosto che ridurre consumi e azzerare i combustibili fossili.

Il percorso fatto a scuola nell’ultimo mese e mezzo ha portato in risalto la missione nell’incontro con 150 studenti del liceo scientifico “G. Galilei” di Erba. Missione è incontro con realtà ai margini: Camerun, Scampia, avendo testimoni qualificati come i genitori di ragazzi tossicodipendenti o senza dimora. I ragazzi si illuminano e non è più facile contenerli, dare un limite al loro desiderio di “mondo nuovo”.

Ecco la loro definizione di missione. “Per me missione è scoperta, impegno. Guardare il mondo con gli occhi degli altri. Esserci per gli altri cominciando dai miei nonni. Amare gli altri per amare me stessa. Non fare sentire nessuno solo. Missione è salvare l’insalvabile. Un abbraccio, un incontro, l’intreccio di vite. Missione è uno scambio di amore. Missione è comprendere, aiutare ed amare nell’ordine ascendente in cui l’ho detto! Cambiare tutto, tutto, tutto”.

In Camerun, un amico mi ha parlato di J.P. Sartre, filosofo francese che accusava il prossimo dicendogli: “Il tuo sguardo mi cosifica!”, cioè il tuo sguardo per me è un tribunale, mi perlustri, mi giudichi e mi condanni. Lo sguardo di Cristo è sguardo di amore, non giudica ma riabilita, non condanna ma salva. Nell’attività missionaria a Como, mi capita di frequentare giovani, sia quelli del giro Legami, del gruppo vocazionale o quelli che con me vengono a Scampia. Ogni tanto ci fermiamo e di fronte ad una pagina di Vangelo ci facciamo domande importanti. “Chi sei tu? Cosa dici di te stesso? Qual è la tua qualità, la tua missione?”.

Sono domande vocazionali che ci permettono di rimanere sotto lo sguardo di amore di Cristo e trovare la forza per cambiare il mondo. Poi dalle domande si passa all’azione come quella degli M6 (sei missione) che fanno volontariato in una casa famiglia o alla mensa del povero di Madre Teresa. “Noi rifiutiamo l’indifferenza e andiamo alla scoperta di fratelli che soffrono. Noi ragazzi cerchiamo nel nostro piccolo di intervenire come possiamo per rendere di il nostro mondo un poco migliore”.



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