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In ginocchio, al santuario del Conforti

Spesso mi capita di spiegare come si deve pregare, o di proporre qualche modello di preghiera. Confesso, però, che non lo trovo interessante. È difficile spiegare con parole i sentimenti e gli atteggiamenti dell’anima.

Occhi che contemplano

Vorrei essere invece solo occhi che contemplano, proprio come quelli di Gesù che osservavano la gente entrare nel tempio. Anch’io, forse per curiosità, ho cominciato a osservare la gente che entra e prega nel santuario del beato Conforti.

Noto in loro un fiducioso abbandono che, per l’eccessiva razionalità della mia preghiera, non riesco a trovare in me. Le persone che vengono al santuario presentano a Dio le loro preoccupazioni, fiduciose che attraverso l’intercessione di mons. Conforti queste si muteranno in speranza e gioia. Non sono solo preghiere e richieste.

Molte persone si fermano in meditazione silenziosa, nella pace, offrono se stesse, la loro giornata, il loro tempo, perché diventino offerta riconoscente e gradita a Dio.

Ci dice molte cose

Le persone che vengono a pregare al Santuario sono anziani e giovani, donne e uomini di famiglia e persone consacrate nella vita religiosa. Persone buone e impegnate, persone che hanno sperimentato l’angoscia del peccato, persone che rappresentano tutta la varietà del genere umano.

Entrano nel santuario del Conforti e piegano le ginocchia di fronte a quella presenza che dice loro molte cose, proprio come il Crocifisso aveva detto molte cose a Conforti.

Tutte queste persone ascoltano, adorano, lodano Dio, Presenza infinita e amorosa, che vive oltre la nostra  consapevolezza e continua a donare la pace del cuore. La sua misericordia ci fa accogliere gli uni gli altri e ci fa diventare come piccole lampade accese, nel mondo.

Il progetto del nostro futuro

Osservare le persone, inginocchiate nel santuario in preghiera, suscita istantaneamente in chi le osserva un profondo senso di riconoscenza per l’esistenza che ci è stata donata. Invitano anche noi a dire grazie per la vita: non solo perché è utile a qualcosa, ma per la vita in sé che è il dono più grande e più prezioso!

Questi momenti di preghiera silenziosa nel santuario, mentre la memoria ripercorre lo spazio di vita trascorso, come scrive Henry Nouwen, “Ci indicano una nuova direzione di marcia. Sono il progetto del nostro futuro, ci aiutano a procedere fedeli alla visione che ci ha indotti a uscire dalla terra della schiavitù e ci chiede di essere obbedienti alla chiamata che ci dice che la terra promessa sta ancora davanti a noi”.



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