La gioia del vangelo è duplice
Dal 3 al 7 settembre le delegate saveriane hanno avuto la grande opportunità del ritiro spirituale, predicato dal vecchio amico p. Sergio Galimberti. Nelle riflessioni prevaleva la gioia del vangelo, tema felicemente ricorrente, ma sempre nuovo. Fonti principali di ispirazione erano gli scritti dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Francesco.
La logica della gioia
Nella prospettiva cristiana, la fede - l’incontro, la conoscenza di Gesù, la consapevolezza di essere amati - dà gioia e diventa desiderio di trasmetterla agli altri. Così, la fede si rafforza, donandola. La gioia del vangelo è duplice: quella del vangelo ricevuto e quella del vangelo annunciato, cioè la gioia dell’evangelizzazione.
Papa Francesco esorta a non lasciarsi rubare la gioia della fede. La consapevolezza delle nostre imperfezioni, le critiche negative, le condizioni sfavorevoli e gli insuccessi non devono togliercela.
Fondamento della gioia è la stabilità della fede. È la condizione per poterla trasmettere agli altri. Abbiamo riposto la nostra speranza in Gesù. Dalla certezza del suo amore ci viene la pace che sorpassa ogni ragionamento umano. La gioia del vangelo riempie il cuore, libera dalla tristezza, dal vuoto interiore e dall’isolamento.
La logica della speranza
La parabola del seminatore ci guida alla logica della speranza cristiana. Il messaggio del vangelo può raggiungere tutti, ciascuno in tempi diversi. L’evangelizzatore, perciò, deve sperare e andare avanti anche quando non vede i risultati.
La forza dell’evangelizzazione è nelle persone che si convertono, anche in quelle più semplici. Nella chiesa primitiva, infatti, i cristiani spontaneamente parlano di Gesù. Il bene conosciuto è semplicemente trasmesso agli altri, attecchisce e si sviluppa. Un cristiano comunica Cristo, la conoscenza del bene, della verità, della gioia a tutti quelli che incontra. La vera destinazione di ogni persona è Dio.
La logica della carità
Se il criterio della fede è capire che cosa Dio dice a noi, bisogna ascoltare il vangelo. Esso rende la persona autentica e sempre nuova. Il primo motivo della missione rimane Dio e l’annuncio del messaggio di Gesù. Bisogna continuare a indicare ai giovani la via della fede, fiduciosi che la grazia non farà mancare il suo intervento.
Le opere sociali che la chiesa promuove e sostiene sono molto importanti, ma devono coesistere in un giusto equilibrio con “le cose di Dio”. L’Amore è preoccupazione per il prossimo che vedo. Se amo, tutti i miei talenti devono essere impiegati per la crescita del bene comune. Così, la carità non avrà mai fine.
Evangelizzare con lo Spirito
La cooperazione tra noi e ciò che viene da Dio, è fondamentale nel realizzare il progetto di Gesù. I nostri difetti non devono scoraggiarci o bloccarci. Una “santa scontentezza” occorre per mantenerci umili… Rimaniamo dunque contenti di evangelizzare, certi che l’impulso della carità copre il peccato e Gesù colma le nostre imperfezioni. La vera forza della missione è lo Spirito, la grazia che viene da Dio.
La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che ci ha cambiato e ci fa progredire. Egli è morto sulla croce per noi e noi dobbiamo aiutare anche gli altri a riconoscerlo.
Grazie di cuore ai saveriani per il dono di questo ritiro, prezioso per la nostra formazione di evangelizzatrici!