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La democrazia scambiata per autoritarismo

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La parrocchia di Tucumã, dedicata alla Vergine Aparecida, da tre anni elevata a cattedrale per la nomina del vescovo mons. Jesus Maria Lopes Mauleón, è situata nel Sud Pará, come sede della Prelatura dell’Alto Xingu. Questa regione, 40 anni fa, era ancora foresta. I migranti che arrivavano hanno aperto e conquistato la terra con “denti e unghie”.

Per questo, la vasta regione è riconosciuta come “area di frontiera”, dove il governo e lo stato non riescono ancora a far fronte alle grandi sfide di sicurezza, salute, educazione e dove la forza e il potere acquisito, la fanno da padroni. Attualmente, la popolazione vive soprattutto della coltivazione del cacao e dell’allevamento del bestiame che costituiscono le maggiori risorse della popolazione. Inoltre, molte famiglie hanno almeno un membro nelle industrie minerarie estrattive.

Il vasto territorio, comprende 61 comunità della Chiesa cattolica, 14 in città e 47 nella zona rurale. La sua popolazione ha notevolmente risentito dei tristi fatti dell’8 gennaio. Lo spirito di conquista è ancora presente nell’animo di numerose persone. Infatti, la maggior parte della popolazione era nettamente a favore del governo Bolsonaro e ciò ha portato a creare un clima di ostilità quando è stato eletto Lula. Un certo smarrimento e divisione si sono percepiti anche dentro la Chiesa, al punto da risentirli persino nella partecipazione liturgica. La mancata vittoria poi alla Coppa del mondo di calcio da parte del Brasile ha lasciato una grande delusione, con la voglia di rivincita almeno nel momento elettorale.

Ma gli avvenimenti dell’8 gennaio per come si sono svolti sono stati una vera doccia fredda per tutti. La violenza scatenata ha creato amarezza e vergogna con il ripudio di quel modo di agire che ha minacciato la democrazia. Si continua a respirare una certa paura di manifestare le proprie opinioni. Si preferisce il silenzio per non creare maggiori attriti: “Non appoggio, ma non mi pronuncio per non creare tensioni”. C’è la convinzione però che quella violenza sia stata creata da persone e gruppi che sfruttano le ricchezze del territorio, che hanno problemi con la giustizia o con l’IBAMA (Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais), o che vivevano nell’illegalità con la protezione del governo precedente.

Non mancano poi i nostalgici di una certa “libertà”, quella della conquista facile e dello sfruttamento delle ricchezze senza controlli a scapito della natura, delle culture dei popoli nativi, del rispetto della dignità delle persone. C’è chi interpreta l’esercizio della democrazia come il “nuovo autoritarismo”, anziché la promozione del bene comune. L’illegalità deve comunque essere combattuta e questo necessita una formazione civica, una coscienza critica e la presenza di uno stato più efficace.

La Chiesa stessa deve affrontare questa divisione per promuovere la pace nell’interiorità delle persone, per la difesa della vita umana, della dignità della persona, della tutela ambientale. Ma la Chiesa riconosce che il momento storico in cui vive tutta la società brasiliana è molto delicato e avrà bisogno di tempo, di saggezza e di molta preghiera per ricreare il clima di gioia e il felice rapporto tra la gente, così caratteristici del popolo brasiliano.



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