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Natalina e le bambine “streghette”

Natalina Isella, italiana della provincia di Lecco, vive in Congo dal 1976. A 12 anni aveva contratto la poliomielite ed era stata curata con amore dalla famiglia. Seconda di quattro figlie, si è sentita privilegiata dai genitori, che le hanno dato la possibilità di studiare. Arrivata a Bukavu, ha manifestato la sua sensibilità per i bambini più deboli, quelli lasciati a casa, senza poter andare a scuola.

 “Oggi - scrive Natalina - mi occupo dei bambini emarginati, in particolare delle bambine accusate di stregoneria. Genitori e persone adulte accusano le bambine di essere la causa delle loro difficoltà e malattie, quando invece la colpa è solo loro. Cercano soluzioni in falsi incontri di preghiera, da dove poi arrivano le accuse infamanti sui più deboli.

La mia gioia è veder sorridere questi bambini. Il loro sorriso mi commuove e mi dà forza.

E la mia più grande felicità è quando la bambina rifiutata ritrova l’affetto della famiglia, che chiede perdono. Questo può avvenire solo dopo un lungo e paziente lavoro di mediazione”.

Il centro di Natalina a Bukavu porta il nome di “Ek’ abana - Casa per bambini”. È un piccolo complesso sul pendio di una collina di Bukavu, nascosto tra tante altre case, ma è ammirevole per l’ordine e l’accoglienza. Ospita una trentina di bambine e bambini, ritenuti colpevoli di stregoneria o rifiutati dalle famiglie.

Natalina è gentile, di gran cuore, materna. I bambini, dopo le tristi esperienze, qui si sentono a casa, sorridono. A tre anni, abbandonato dalla mamma, all’inizio Denis rifiutava tutto e tutti. Oggi, corre, gioca, dà la mano e abbraccia. Un giorno, alla visita inaspettata della mamma, è subito diventato triste e ha rifiutato l’abbraccio (con la collaborazione di p. Giuseppe Dovigo, sx).

Giusi e il suo ambulatorio​

 Nel mio terzo viaggio in Zaire incontrai anche Giusi Agosti, che mi propose di aiutarla nel progetto di costruire e aprire un ambulatorio con l’ong Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale, di Milano). Accettai e mi trovai con lei a Nakiliza, assieme al compianto p. Evasio Grigis, p. Gianni Magnaguagno, p. Santino Festa e fratel Gaetano Raumer.

 Giusi era un’ottima infermiera, sempre serena, impegnata nell’ambulatorio e nella promozione sociale delle donne.

 Lavorava in situazioni difficili e con pochi mezzi, ma con alta professionalità, e le code fuori del suo ambulatorio erano sempre lunghe.

Non aveva paura di eseguire anche piccoli interventi chirurgici e aiutava molte persone con la pranoterapia. Dopo vari anni trascorsi nella missione di Kampene, Giusi si spostò nella città di Bukavu, dove ha aperto il centro sanitario “Mamma della pace”. Scoppiata la guerra tra tutsi e hutu, è dovuta rientrare in Italia con Merj, una congolese orfana per la morte della madre durante il parto.​

 Lucia e Mariuccia, “Cuori amici”!

Ho incontrato Lucia Robba nel 1988: io stavo partendo da Bukavu per rientrare in Italia, e lei andava a Kampene, inviata dall’ong CVM (Centro volontari marchigiani) come infermiera e strumentista. Donna forte e decisa, da allora Lucia è sempre rimasta sul posto, anche quando il CVM ha concluso l’attività. Si è messa a disposizione della diocesi di Kasongo e, con il sostegno dei saveriani, ha continuato nella gestione dell’ospedale.

Mariuccia Gorla era arrivata in Zaire nel 1985, insieme a Maria Borlotti e a don Agostino. Il vescovo locale non voleva “laiche” in diocesi; perciò si sono trasferite a Kampene, in diocesi di Kasongo: una missione isolata a cui si arriva solo in aereo! Mariuccia lavora alla formazione e alfabetizzazione delle donne, aiutandole anche a sviluppare l’agricoltura con nuovi ortaggi, ad allevare pollame e a fare sapone, così da renderle autonome e indipendenti. Piccolina e minuta, Mariuccia si confonde con la gente sentendosi una di loro.

Nelle scorribande della guerra Lucia e Mariuccia, con altri missionari, sono state sequestrate e costrette a camminare per 500 chilometri nei disagi della foresta. Ho soggiornato da loro per alcuni periodi, per aiutarle in alcuni lavori di manutenzione dell’ospedale. Ho notato che vivono in grande povertà, condividendo con la gente i sacrifici e le privazioni della foresta, e distribuiscono tutti gli aiuti che ricevono.

Nel 2012 Lucia e Mariuccia hanno ricevuto il premio “Cuore Amico” (Brescia), nella sezione “laici”, per la loro lunga e proficua attività missionaria.

La guerra e l’instabilità non le hanno scoraggiate e sono ancora saldamente in attività a Kampene.



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