In Bangladesh, attualmente, svolgono la loro missione una ventina di saveriani: italiani, messicani e bengalesi. Con poche battute ve ne presento alcuni che frequentano la casa (Domus) di Khulna, dove mi trovo.
Il molisano p. Antonio Germano, puntualmente, arriva da Chuknagar in moto la domenica dopo la Messa. Mi avvisa con un messaggio sul cellulare: “Sto partendo adesso, prenotami per il pranzo”. È claudicante per antichi dolori alle anche: “Vengo a riposar le stanche ossa”, dice rassegnato, ma non rinuncia alla moto e subito ci dice quanti kilometri ha fatto tra sabato e domenica. Da due mesi, ha adottato il “Bastone della vecchiaia”. Si alza presto al mattino e scende in cappella per cantare, da solo, il Mattutino. Gradisce le marmellate casalinghe e mi restituisce “i vuoti” in cambio di altri pieni. A tavola stuzzica gli altri per sapere le novità, serie e scherzose, e approfitta per sciorinare frasi in latino e greco, lingue che conosce bene. Riparte puntualmente il martedì mattina presto, dopo colazione. Ce ne accorgiamo per il suo vezzo di scaldare il motore con ripetuti “zum zum zum”.
P. John Fagan, scozzese, viene volentieri alla Domus. Vive e lavora tra i Munda, deportati dall'India al tempo coloniale per tagliare la foresta del Bengala e dissodare il terreno. Come tutti, apprezza il buon cibo ed è un gran pastasciuttaro! La sua presenza ci dà l'opportunità di variare il menù: “Di riso bollito, verdure e lenticchie ne mangio tutti i giorni!”, lamenta. Il cuoco Sonjoy conosce bene i gusti e cerca di soddisfarli, in qualità e quantità e, al posto del solito riso bollito, arrivano in tavola spaghetti, fettuccine, lasagne, crespelle, tortelli, pizza …, conditi con conserva di pomodori dell'orto, confezionata come facevano le nostre nonne.
Anche p. Luigi Paggi, valtellinese, vive tra i Munda. Nel suo rifugio dedicato al “Nome di Gesù” ospitava giovani ragazze che non volevano essere sposate in tenera età. Oggi, si dedica ai bambini delle prime classi e insegna loro inglese e... buone maniere. Guida anche una specie di catecumenato con un discreto numero di giovani interessati a conoscere meglio Gesù, Bibbia e Vangelo. Partecipa attivamente alle assemblee in difesa dei diritti delle minoranze e della dignità dei Rishi (intoccabili).
I suoi racconti sono sempre interessanti; non finireste mai di ascoltarlo. Non mancano spunti comici, come quel giorno che si era fermato per fare il pieno alla moto, ma non indossava il casco, obbligatorio in Bangladesh: “Niente casco, niente servizio! È scritto là, non sai leggere?”. Si conoscono, lui è un cliente regolare… Il benzinaio va nel suo piccolo ufficio, viene fuori con un casco e lo mette in testa al missionario; fa il pieno alla moto e si riprende il casco. “C’è sempre una soluzione”, concordano i due.
Il sardo p. Gabriele Spiga mi chiama al cellulare: “Sto portando un malato all'ospedale e per pranzo sarò alla Domus”. Sembra che Dio gli mandi i malati più disperati, tutti musulmani. E lui, con la sua Jeep-Ambulanza, li trasporta e affida a medici esperti per interventi estremi. L’ultimo caso è Biplob, un ragazzo musulmano con la spina dorsale rotta. “Io gli curo le piaghe da decubito; con un phon per capelli gli asciugo il disinfettante Viodin, prima di spalmare la pomata Fitostimolina”. A pranzo, Gabriele ci racconta i dettagli della situazione disperata e del recupero dei suoi pazienti: autentici miracoli! Del resto, la sua piccola missione si chiama “Asharbari - Casa della speranza”.
P. Enzo Valoti, bergamasco, è da poco tornato in Bangladesh con 4 bypass al cuore. È di nuovo al lavoro nella missione di Satkhira, la più grande della diocesi. Ci racconta cosa ha provato durante l'intervento chirurgico e il lungo-lento recupero. Al mattino si alza presto e si mette al computer per aggiornarsi scorrendo le pagine web sugli ultimi eventi mondiali e sul calcio, che egli segue con passione. Inutile dirlo, tifa per l'Atalanta, come p. Livio Salvetti. Da tutti noi Auguri di Buon Natale e Felice 2023!
