L'icona della missione: Una famiglia missionaria
Aquila e Priscilla, coniugi per Cristo
LA PAROLA
A Corinto, Paolo trovò Aquila, un giudeo arrivato dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei. Poiché erano del medesimo mestiere, Paolo si stabilì nella loro casa e lavorava fabbricando tende. Ogni sabato discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere giudei e greci... Poi Paolo s’imbarcò per la Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, e scese ad Antiochia. A Efeso arrivò anche Apollo, un giudeo colto, ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore. Parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. (Atti 18,1 - 27)
Tra i due, forse la forza trainante eri proprio tu, Priscilla, dato che sei quasi sempre nominata per prima. Eravate comunque in sintonia, in una vita a dir poco movimentata. Tuo maritoAquila era giunto dalla Turchia a Roma, e forse lì vi eravate conosciuti e amati. Espulsi nel 49, insieme ad altri “seguaci di un certo Cresto”, come scrive Svetonio, avete preso di nuovo la via dell’est. Non vi siete persi d’animo e avete impiantato una piccola impresa familiare, di fabbricatori di tende.
Un apostolo in casa. Eravate gli unici cristiani nella grande, ricca, corrotta città di Corinto. Quando Paolo arrivò a Corinto, vi era sembrato di rivedere uno di casa. Non era in gran forma, a dire il vero, dopo la delusione di Atene: “Ti sentiremo un’altra volta”, gli avevano detto. Non ci è difficile pensare che tu, Priscilla, l’avrai rifocillato con una buona cucina. Seduta accanto ad Aquila, avrete ascoltato a lungo l'apostolo mentre raccontava le coraggiose avventure della predicazione del vangelo.
Stessa casa, stesso mestiere. A Paolo non pareva vero che voi faceste il suo stesso mestiere. La vostra casa divenne la sua, il vostro lavoro il suo. Il sabato però nella sinagoga parlava ai giudei e poi si rivolse ai greci. Una piccola comunità si era venuta formando nella vostra casa. Nell’anno e mezzo passato con Paolo, chissà quante cose poteste meglio comprendere. Forse anche lui imparò meglio da voi la forza e il conforto di quella carità che poi descrisse con gli accenti della concretezza.
Poi Paolo si era rimesso in viaggio, e voi due con lui, fino a Efeso. Vi aveva lasciato, rassicurato, in quella giovanissima comunità. Anzi, era proprio a casa vostra che i cristiani si radunavano, assidui nell'ascoltare la Parola e nella frazione del Pane. E quando giunse Apollo, entusiasta ma poco informato riguardo a Cristo, l’avete accolto, istruito e, insieme ai fratelli cristiani, raccomandato alle altre comunità della Grecia.
Stesso carisma missionario. Vita tribolata la vostra, non solo movimentata. Alla fine, eravate di nuovo tornati a Roma. E Paolo proprio a voi aveva inviato un saluto e un graziespeciale: “Salutate Priscilla e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la testa, e ad essi non solo io sono grato, ma tutte le chiese dei gentili”.
Attorno alla vostra casa romana, nelle Catacombe che portano il nome di Priscilla, sono ancora radunati i resti di tanti seguaci di Cristo, in attesa della resurrezione. Non ci è rimasta una sola parola di voi. Ma ci è rimasta la vostra esistenza, modello di famiglia-chiesa: quella maternità e paternità estesa, che ha ristorato gli apostoli e dato consistenza a giovani annunciatori. Voi siete la prima comunità mista, di apostoli e laici, accomunati dallo stesso carisma missionario.
Attraverso voi noi rendiamo omaggio ai tanti sposi, alle tante case che si aprono per gli apostoli, che li ristorano nei viaggi, che li prendono a cuore quando sono anziani, che li esortano e illuminano senza demolirli, con affetto discreto e ristoratore, nella comune passione del regno.
Che sarebbe anche oggi la chiesa senza l’umanità delle famiglie che vanno incontro al don, al vescovo, ai soli per il Regno, per restituire in esperienza di calore e di fraternità la comunità che essi annunciano?