Skip to main content

“Influenza”… cinese

Condividi su

p.6 reparto maternitaAfghanistan: attacco sconvolgente. Medici senza Frontiere (MSF) è stata devastata dal terribile attacco contro donne incinte, madri e bambini nel suo reparto di maternità, presso l'ospedale Dasht-e-Barchi a Kabul. Un attacco vile, insensato, passato sotto silenzio o quasi dai mass media, impegnati a seguire l’evoluzione del Covid-19. MSF ha aperto il reparto da 55 posti letto nel 2014. Dall'inizio dell'anno, MSF ha aiutato a nascere più di cinquemila bambini.
Sempre MSF ricorda che le emergenze sanitarie non si fermano con il Covid-19, a partire dall’epidemia di morbillo che continua a diffondersi in diverse nazioni dell’Africa Subsahariana. Solo nel 2018, il morbillo ha causato la morte di più di 140mila persone nel mondo, la maggior parte delle quali bambini. Bisogna proseguire con le campagne vaccinali e nutrizionali.

Sud Sudan: bisogno di pace. “Evitiamo scontri, combattimenti o violenze, non lasciamoci coinvolgere in nessun conflitto per la brama di potere - ha detto il vescovo di Tombura Yambio, mons. Kussala - la guerra non aiuta, provoca distrazioni e ostacola lo sviluppo”, invitando le due fazioni coinvolte a parlare per cercare una soluzione al conflitto invece di riportare lo Stato nell'era della guerra. “I cittadini sono già traumatizzati dalla pandemia del Covid-19, non hanno bisogno di aggiungere violenza”.

Ecuador: rottura dell'oleodotto. Il 7 aprile, si è rotto un tratto dell'oleodotto pesante (OCP) all'interno del sistema dell'oleodotto Trans-Ecuatoriano (SOTE), la principale rotta attraverso cui viene trasportato petrolio in Ecuador. Il disastro ha un impatto pesante soprattutto su un centinaio di comunità, non tempestivamente informate. Secondo le prime stime, si calcolano 4.000 barili di greggio versati sui fiumi Napo e Coca. Circa 100 comunità della zona sono rimaste senza acqua per qualche giorno. Come accaduto in altre occasioni, si è cercato di nascondere o minimizzare l'accaduto e solo la Chiesa ha denunciato apertamente il fatto con le sue terribili conseguenze.

La Cina in Africa. La Cina sta prendendo il posto di Stati Uniti, Regno Unito ed Europa come forza dominante postcoloniale in Africa. Oggi l’espansione cinese è considerata uno dei principali attori della forza economica e dell’influenza strategica della Cina sulla scena internazionale. Ci sono lavoratori semi-qualificati, che lavorano su grandi progetti, e lavoratori qualificati, inviati da agenzie governative centrali e provinciali per svolgere funzioni diplomatiche, gestionali e di consulenza in diversi settori. Poi ci sono i piccoli imprenditori, giunti in Africa alla ricerca di un futuro migliore o che hanno deciso di rimanere dopo la fine del contratto in società con affiliazioni statali, e i migranti di transito che ritornano nel continente africano. Oggi sono più di 10mila le aziende cinesi presenti in Africa e circa il 90% di esse sono società private che operano in settori ben diversificati. Se da una parte queste iniziative sono considerate una benedizione (da alcuni consumatori), dall’altra rallentano la vera crescita delle economie, perché ricorrono alla concorrenza sleale (ai danni delle attività locali).
Sotto il profilo culturale gli Istituti Confucio, creati nel 2004, rappresentano uno dei veri successi del soft power cinese e il miglior veicolo per avvicinare le popolazioni africane alla cultura cinese. Sono sviluppati come istituti culturali pubblici senza fini di lucro, con la missione di insegnare il mandarino e diffondere la cultura cinese. Oggi ci sono circa quaranta centri in Africa. L’obiettivo di Pechino è quello di aprirne il maggior numero allo scopo di implementare la propria influenza.
Giuseppe Gagliano - www.notiziegeopolitiche.net

p.6 maccalliBentornata Silvia, aspettando p. Gigi! Quando ritorna una figlia si festeggia, si ringrazia, la si abbraccia. Se saranno dimostrate inadempienze e lacune, toccherà agli organi competenti intervenire. Intanto, però, la gioia è unica. E mentre abbiamo riabbracciato Silvia Romano, torniamo a sperare anche per p. Pierluigi Maccalli, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), sequestrato in Niger nel settembre 2018. Da un video diffuso prima di Pasqua sembra sia vivo. La prudenza è d’obbligo, ma è stato importante cogliere qualche sua immagine.

Il ricordo - Addio ai giornalisti Masto e De Mata

p.6 Masto RaffaeleRaffaele Masto, giornalista della Rivista Africa e di Radio Popolare, è morto causa coronavirus. È stato tra i più acuti osservatori e lucidi narratori del continente africano. Per oltre trent’anni, ha seguito da vicino guerre, crisi umanitarie, rivoluzioni, svolte democratiche... Nei suoi numerosi libri e reportage, nelle sue appassionate conferenze, nel suo seguitissimo blog Buongiornoafrica.it, ha raccontato i tormenti e le speranze dell’Africa. Ha denunciato i soprusi, le ingiustizie, gli interessi occulti, la complicità della classe politica occidentale. Ha contribuito a squarciare il silenzio dei grandi media, spesso accecati dagli stereotipi. Lo ha fatto coniugando ragione e cuore, intelligenza e bontà d’animo, professionalità e passione civile.
p.6 De Mata LucaSe ne è andato anche Luca De Mata, direttore dell’agenzia di notizie Fides dal 2002 al 2009. Giornalista, regista, autore di inchieste televisive, è stato consulente e ideatore di vari progetti di comunicazione multimediale. Arrivò alla direzione di Fides dopo l’esperienza come responsabile dell’Ufficio Internet del Grande Giubileo del 2000 e altri incarichi ricoperti nella Santa Sede.

La voce della società - Difesa e sanità, due modelli da rivedere

Sistema della difesa e sistema sanitario sono accomunati da due caratteristiche: entrambi sono chiamati a tutelare i diritti fondamentali dei cittadini italiani (sicurezza e salute) e, pertanto, devono essere in grado di rispondere alle emergenze. Un primo elemento: mentre l’Italia produce gran parte dei sistemi militari necessari alla Difesa tanto da poter essere sostanzialmente autosufficiente, è invece ampiamente dipendente dall’estero per quanto riguarda diverse tipologie di apparecchiature medico-sanitarie. In entrambi gli ambiti si registra un forte sbilanciamento sul versante dell’esportazione. Ma, mentre le esportazioni di sistemi militari comportano il grave rischio del sostegno militare a governi di Paesi illiberali (più del 60% dell’esportazione militare italiana è diretta a Paesi extra Nato-Ue, in gran parte nell’aera mediorientale), le esportazioni di tipo medico-sanitario servono a curare la popolazione. È necessaria una riconversione a fini civili di quella parte dell’industria militare ormai obsoleta e di una razionalizzazione programmatica dei settori industriali militari nel contesto di un rinnovato e diverso Piano di difesa europeo. Si tratta di un indirizzo già presente nella normativa vigente, purtroppo ampiamente inattuata.
Lo Stato italiano è il principale azionista di tutte le maggiori aziende di produzione militare. Non solo: attraverso il “golden power” lo Stato esercita un controllo fondamentale anche sulle imprese private operanti in ambiti ritenuti strategici (energia, trasporti, comunicazioni…), ma non quelle del settore medico-sanitario. In particolare, appare carente per entrambi i settori la predisposizione di specifici piani per affrontare emergenze che implicano un ampio e diretto coinvolgimento della popolazione. Si tratta di pianificare, prepararsi e gestire le emergenze con la diretta partecipazione delle associazioni della società civile. L’attuale pandemia ha mostrato chiaramente che l’emergenza non è solo di tipo sanitario, economico o di ordine pubblico: è innanzitutto una crisi umana e sociale e come tale va affrontata.
Giorgio Beretta, www.rivistailmulino.it

Una storia speciale - Murat, il “dottore dei poveri”

p.6 Dilmener MuratMurat Dilmener, 78 anni, è una vittima del Covid-19 in Turchia. Medico, cristiano siro ortodosso, aveva animato iniziative di volontariato presso le chiese della sua comunità sia a Mardin che a Istanbul. Specialista di medicina interna, è stato il primo cristiano siriaco assunto come professore in una Facoltà di medicina in Turchia. Nel 2004, le autorità turche avevano avviato un'indagine contro di lui e altri 135 medici che avevano curato senza permesso e gratuitamente, malati poveri presso un ospedale pubblico di Istanbul. Le accuse rivolte al professore di aver sottratto fondi pubblici per sostenere quella iniziativa si erano rivelate senza fondamento. Dopo quella vicenda, anche i media turchi definivano Dilmener come “il dottore dei poveri”.
Nonostante le misure di distanziamento sociale anti Covid-19, centinaia di medici, studenti e lavoratori della Facoltà di medicina dell’Università di Istanbul hanno voluto essere presenti di persona alla commemorazione, organizzata presso il complesso universitario.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 2438.51 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Novembre 2012

Padre Maran dal Camerun

A Douala, in Camerun, nella parrocchia "Gesù Buon Pastore", tra i mille problemi, quello sanitario è vitale. In città c'è un centro di assistenza c...
Edizione di Marzo 2011

Conforti: soave, tenace, battagliero

Cari amici, questo nostro "santo" mi piace molto, non solo perché io appartengo alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde...
Edizione di Luglio/Agosto 2000

Una statua ed un coro di voci bianche

Per il quarto anniversario della beatificazione di Guido Maria Conforti La Casa Madre Saveriana era in festa sabato 18 marzo. Nel Santuario Confor...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito