In prigione per un bambù tagliato
Martedì 14 marzo sono stato chiamato da un giovane guaraní del villaggio Mokoi Joeguá. Il capo villaggio era stato arrestato assieme ad altri quattro indios dalla polizia militare ambientale (la Forestale di qui). Imputazione: aver tagliato una taquara (una specie di bambù) nell’area di terra della Itaipú Binazionale, impresa statale (Brasile-Paraguay) responsabile della diga di Itaipú. Per tre pezzi di un bambù, cinque guaraní sono stati in carcere per tre giorni. La canna di bambù è usata dalle donne nei rituali (danze e canti liturgici e tradizionali). L’area del misfatto fa parte di un territorio che i guaraní abitavano fino a 35 anni fa, quando lo Stato li ha trasferiti in aree indigene appartenenti a un popolo totalmente diverso, per costruire la diga. Nella regione sono più di 20 i villaggi ricostruiti negli ultimi vent’anni. La Itaipú Binazionale sta processando vari capi villaggio per crimine di invasione. Ma è importante che i guaraní, ritornati a quel che è rimasto delle loro aree tradizionali, resistano. In un paese dove, ogni anno, sparisce un’area di foresta pari al territorio della Svizzera, e senza che nessuno paghi per i crimini ambientali e sociali perpetrati, si può finire in galera per aver tagliato un bambù di 3 metri.