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In memoria di un amico, Ricordi di p. Rigodanza

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A Mazatlan (Messico) dove si trovava da quasi trent'anni, il 24 novembre scorso è morto p. Arnaldo Rigodanza, stroncato da emorragia. La salma è stata trasportata a S. Giovanni Lupatoto, dove è stata sepolta sabato 13 dicembre, dopo la Messa di commiato.

Nato a Creazzo il 7 febbraio 1932, era entrato da ragazzo con i saveriani a Vicenza. Era diventato saveriano a 17 anni ed era stato ordinato sacerdote il 16 marzo 1957. Da giovane studente aveva svolto il ruolo di "Gianni" nel film "Il grande alveare", la famosa pellicola realizzata dai saveriani nel 1950.

Un insegnante... speciale!

Negli anni 1957-1970 p. Arnaldo ha insegnato Lettere agli studenti del ginnasio e liceo a Zelarino (Venezia), Desio (Milano) e Tavernerio (Como). Si era anche iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia a Padova, conseguendo la laurea con la tesi, "Il senso della colpa nel teatro italiano del dopoguerra". In seguito si specializzò in Comunicazioni sociali alla Cattolica di Milano, pubblicando la ricerca, "Per uno studio dei sistemi radiotelevisivi in Africa: il caso della Nigeria".

Dal 1970 al 1979 p. Rigodanza è stato responsabile della parrocchia del Sacro Cuore a Parma. La sua carica umana e la sua maestria oratoria sono tuttora ricordate dalla gente. A conclusione del suo mandato, come ultimo parroco saveriano nel quartiere in cui ha sede la casa madre dei saveriani, la comunità parrocchiale gli offrì la pubblicazione di "Stagioni della nostra fede. Cinquanta omelie alla parrocchia del Sacro Cuore".

Partito per il Messico, padre Arnaldo lavorò per molti anni all'ICO - Istituto Cultural de Occidente -, la celebre scuola fondata da p. Ugo Cattenati, che ha formato decine di migliaia di giovani messicani.

  • p. Ermanno Ferro, sx

Quegli anni al Sacro Cuore

Per la terza volta, nel volgere di poco più di un anno, la comunità del Sacro Cuore piange la morte di un saveriano: dopo p. Roberto Beduschi e p. Domenico Milani, oggi ricordiamo p. Arnaldo Rigodanza.

Padre Rigodanza raccolse la non facile eredità del dopo Concilio, quando, spenti gli entusiasmi, sopravvennero la riflessione e i dubbi. Da un lato si prese cura dei bambini, dall'altro si rivolse agli adulti con la sobria eleganza dell'uomo di cultura e con la consapevolezza di essere prete che chiede a tutti di partecipare alla vita della comunità, affrontando i problemi quotidiani.

Per tutti i nove anni che ha speso con noi, padre Arnaldo ci ha fatto sentire "la paternità dello spirito". In una società in cui "gli altri" sono concorrenti o estranei, egli davvero ha saputo vedere in tutti dei "figli dello stesso Padre, dei fratelli". Non ha mai cessato di lanciarci un messaggio: la fede va vissuta ogni giorno con la stessa intensità, vivificata da un continuo rinnovamento spirituale.

Nell'omelia del Corpus Domini del 1979, leggiamo parole che risuonano come un'eredità spirituale: "Ci salvi il Signore dall'abitudine, da quella disgraziata propensione nostra per cui ogni impressione a lungo andare si stempera, e passiamo accanto alla bellezza, alla poesia, all'amore, senza accorgercene più...".

Padre Arnaldo ci ha lasciato un segno profondo. Ma un segno altrettanto profondo deve aver lasciato in lui la permanenza al Sacro Cuore, se dal Messico ha scritto: "Quegli anni fecero rifiorire il mio sacerdozio: anni pieni, anni belli, i più belli della mia vita".

  • prof. Ugo Trombi.

Il ricordo di un caro amico

Ecco come lo ricorda da Kavimvira, nel cuore del Congo, il suo collaboratore al "Tempio" di Parma: "Ho vissuto sotto il suo sguardo attento e rispettoso i miei primi anni di sacerdozio alla parrocchia del Sacro Cuore. Padre Arnaldo, cocchiere tutto nuovo, era sempre pronto a comprendere; ha gestito sapientemente la conflittualità delle situazioni in evoluzione, senza mai rompere. Signorile nell'accogliere, elegante nell'esporre, chiaro e preciso nell'insegnamento, era una persona da tutti cercata e ascoltata.

Credeva nei giovani turbolenti del "dopo ‘68", anche se faticava a comprenderne le dinamiche contestatrici. Docente universitario, amava l'insegnamento e sapeva utilizzare i mezzi che le tecniche della comunicazione mettono a disposizione dell'annuncio".

  • p. Raimondo Sommacal, sx.


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