In Cina, vent’anni fa e oggi
Vent'anni fa, girando per la Cina, a ogni stazione la gente si accalcava attorno a me, straniero, desiderosa di conoscermi, di sentire qualcosa... Non era solo curiosità, ma una naturale apertura al diverso, un desiderio di conoscere e di creare un rapporto.
Dopo vent'anni, quest'atteggiamento non è forse più così forte come in passato, perché ora vedere uno straniero, soprattutto nelle grandi città, non è una novità. Tuttavia, è ancora molto frequente incontrare cinesi che ti avvicinano con il desiderio di fare amicizia.
Mi è sembrato bello tutto ciò, anche se talvolta questo loro modo di fare costringe a perdere un po' della propria privacy. È un insegnamento continuo che ricevo dai cinesi, un invito a vedere ogni persona come un dono, e ogni contatto come un'occasione da non perdere, un regalo da accogliere con gioia.
La semplicità e l’umiltà sono l'eredità più cara che la gente della Carnia mi ha donato e che conservo in me stesso. Ho nei ricordi l'immagine di persone ricche in umanità, che hanno vissuto con profonda pace interiore le vicende della vita, senza eccessi, quasi intuendo di essere parte di un piano che a volte non si capisce, ma nel quale si cerca di porre la propria fiducia.
Ho visto in tanti la capacità di far silenzio e di ascoltare, perché molte cose non si riescono a dire con le parole, ma forse possono essere accennate con gesti e sguardi.
E poi... la grande saggezza che ho visto in molte persone, nella loro capacità di riconoscere e godere del giusto, del vero e del buono che c'è in tutti, anche in chi ha le idee diverse dalle proprie.