Il martirio: I martiri della fede, anno 2010
Il 24 marzo, giorno dell'assassinio di mons. Oscar Romero, in Salvador nel 1980, la chiesa celebra la giornata di preghiera e digiuno facendo memoria dei missionari martiri. Il tema di quest'anno è: "Restare nella speranza".
Spiega don Gianni Cesena, direttore di Missio: "il martire è colui che vede interrompersi in maniera brusca una parabola di vita e porta con sé uno scandalo, una prova fatale che Dio propone a lui, ai suoi amici, alla comunità che assiste attonita alla sua eliminazione. In tal modo diventa segno e fonte di speranza: non ci istruisce tanto la sua morte, ma la vita che prima ha vissuto in nome e per conto del vangelo".
Un amore totale per Dio
Come è consuetudine, l'agenzia di notizie Fides ha pubblicato l'elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso dell'anno 2010. Ventitre martiri della fede: 1 vescovo, 15 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2 seminaristi, 3 laici.
Analizzando l'elenco per continente, anche nel 2010 al primo posto, con un numero estremamente elevato, c'è l'America, bagnata dal sangue di quindici martiri. Segue l'Asia, con sei e infine l'Africa con due. Il conteggio non riguarda solo i missionari in senso stretto, ma gli operatori pastorali morti in modo violento.
Il martirio è "una forma d'amore totale a Dio", si fonda "sul sacrificio supremo d'amore di Cristo, consumato sulla croce affinché noi potessimo avere la vita". La forza per affrontarlo viene "dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta a un'iniziativa e a una chiamata di Dio, sono un dono della sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore di Cristo e della chiesa, e così del mondo" (Benedetto XVI, 11.8.2010).
Annunciare e vivere il vangelo
Le note biografiche arrivate su questi nostri fratelli e sorelle ci fanno comprendere come abbiano offerto tutta la loro vita, quasi sempre nel silenzio e nell'umiltà del lavoro quotidiano. Il loro impegno era l'annuncio del vangelo, fatto non solo a parole ma con la testimonianza della propria vita; spesso in situazioni di sofferenza e povertà, di tensione e violenza; sempre per stare accanto e insieme all'umanità, che hanno amato e servito con il cuore di Dio.
Alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano, o della disponibilità ad aiutare gli altri nelle difficoltà quotidiane, mettendo in secondo piano la propria sicurezza. Vari sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro finiti male, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi alla ricerca di tesori immaginari. Altri sono stati eliminati solo perché nel nome di Cristo opponevano l'amore all'odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso.
La nube dei "militi ignoti"
"Il nostro mondo continua a essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo", ha detto Benedetto XVI (Angelus, 26.12.2010), ricordando come "la terra si è macchiata di sangue" in diverse parti del mondo, colpendo persino le comunità cattoliche riunite in preghiera nei luoghi di culto.
A questo elenco, deve quindi essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella "nube di militi ignoti della grande causa di Dio" - secondo l'espressione di Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine, pur senza conoscerne i volti. Senza di loro la chiesa e il mondo sarebbero enormemente più poveri. Ma quanto avremmo gradito che tutti e tutte fossero ancora con noi, vivi per amare e servire questa povera umanità!
Per sapere meglio come celebrare bene la Giornata dei missionari martiri e per avere informazioni precise e materiale prezioso, consulta il sito: http://www.mgm.operemissionarie.it/ (clicca su "24 marzo volti di speranza", oppure in basso a destra sul numero 1 e poi nel riquadro verde)