Il martire di Villaverla - Vittorio Faccin
Padre Silvio ricorda fratel Faccin
Dopo l’incidente d’auto che l’ha reso disabile, qualcuno aveva detto a p. Silvio Turazzi: “Alzati e cammina!”. Ma lui ha continuato a solcare le vie del mondo in carrozzella e a trasfondere con passione l’amore per Dio e per l’Africa. Padre Silvio è “un patito” del Congo; ne vive la storia di tragedia e di martirio.
Villaverla l’ha accolto con calore, nella biblioteca comunale, per rivivere, quarant’anni dopo, la vicenda di un suo cittadino: fratel Vittorio Faccin, testimone di Cristo fino al martirio, consumato all’età di trent’anni.
Una scelta d’amore
Fratel Faccin era stato raggiunto dalla chiamata del Signore solo in età adulta. Era stato scosso da un’illuminazione il giorno della professione perpetua, quando aveva preso l’impegno di essere missionario saveriano per tutta la vita. Da fratello missionario, aveva scelto di sacrificarsi lui, piuttosto che immolare il Cristo sull’altare come sacerdote.
Dal Congo scrive ai genitori la gioia della sua vocazione. Le sue costruzioni, le iniziative per l’educazione scolastica e sanitaria sono frutto di fede, di amore e l’Africa ha bisogno di amore.
Ma sull’Africa incombe la rivoluzione che sfascia, saccheggia, uccide; l’Africa è affamata e ancora oggi non cessa la bufera che lascia alle spalle desolazione e silenzio.
Quel 28 novembre 1964
Fratel Faccin vive ospite di una famigliola di Baraka, sul lago Tanganika. È il 28 novembre 1964 quando una jeep si arresta davanti alla casetta; scende il capo Masanga con alcuni sgherri. Fratel Vittorio tenta un colloquio, come altre volte; Masanga non si placa e gli ordina di salire in macchina per proseguire fino a Fizi, alla caccia di p. Didonè e dell’abbé Joubert.
Fratel Vittorio non vuole lasciare solo in chiesa p. Carrara che sta confessando. Partono tre colpi e lui cade sul sedile; l’assassino scarica ancora un colpo. Padre Carrara accorre agli spari; il capo gli ordina di andare a Fizi con lui. “Preferisco qui”, replica il missionario. Si susseguono altri colpi, che lo uccidono. La follia si consumerà dopo poco con altri due martiri a Fizi.
Tre milioni di martiri
Nei trent’anni successivi la vita era tornata abbastanza normale. Dal 1990 la situazione diventa sempre più pesante. Dopo il crollo del muro di Berlino, i capi si contendono il dominio della zona: scontri etnici tra tutsi e hutu si susseguono in Burundi e in Ruanda, con massacri e fiumane di profughi che si riversano in Congo. Cadono teste di vescovi eccellenti, uomini di pace.
Poco più di un anno fa, ha pagato con la vita anche il nunzio apostolico del Burundi, mons. Courtney, massacrato al rientro da un incontro di pace. Le vittime della guerra e i morti di fame oltrepassano i tre milioni.
La condivisione dei nostri missionari con quei popoli, però, non si è mai interrotta, nella speranza di un futuro diverso. Padre Silvio di recente ha fatto una visita a Goma, in Congo: la vita delle comunità continua con semplicità; i missionari restano lì, perché la vita continui. L’interesse dei potenti è rivolto al petrolio, all’oro, al coltan della terra d’Africa.
Adottiamo un fratello
Padre Silvio invita a fare memoria e a legarsi, con un’adozione a distanza, a un fratello lontano, per fare un mondo più bello; per fare del mondo un’unica famiglia. Esistono molte altre iniziative per i poveri del terzo mondo. L’importante è che accettiamo l’invito per una vita “non qualunque”.