Giornata dei migranti a Macerata
Domenica 19 gennaio, giornata dei profughi e migranti, a Macerata c'è stata una vera festa dei popoli. Ci eravamo preparati con l’ufficio "Migrantes" per tre mesi. L'evento è avvenuto presso i salesiani che hanno ottime strutture e saloni. Non c'è voluta molta pubblicità; le varie comunità e famiglie etniche sono apparse spontaneamente. Tra queste, soprattutto nigeriani, indiani, peruviani, senegalesi, bengalesi, pakistani, brasiliani… C’erano anche un buon numero di italiani (non era scontato!), qualche francese e altri provenienti da vari popoli dell'Africa, specialmente dai paesi del golfo di Guinea: senegalesi, ivoriani, togolesi...
Una lettera aperta
È una tradizione più che ventennale ormai. La bellissima giornata, a cui abbiamo partecipato io e il giovane Pietro, postulante saveriano, è iniziata con l'accoglienza, la festosa presentazione e una bella condivisione su come si trovano gli immigrati all'inizio del 2014, su cosa si aspettano e rivendicano dalla società e dalla chiesa.
Questa parte è stata a carico mio e di p. Virgilio, un frate minore del Togo. Sono emerse cose importanti, come il diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia, la sconfitta del razzismo, la fine dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione), le Messe parrocchiali italiane più allegre e multietniche... Una lettera aperta con queste richieste è stata letta dopo la comunione nella Messa, per essere divulgata, come dimostrazione dei gesti concreti che Cristo chiede ai suoi fedeli.
Ogni popolo il suo cibo
Il pranzo è stato offerto da ogni popolo, secondo la sua gastronomia, e condiviso tra tutti; ogni popolo con il suo tavolo, le sue pentole e vassoi, le bandiere e simboli. Tutti hanno gustato i deliziosi cibi, gli uni quelli degli altri. Ci sentivamo una sola grande famiglia, ben mescolati.
La sorpresa più bella sono stati gli spettacoli di danza e musica presentati da ogni popolo dopo il pranzo: si è respirata un'aria di simbiosi con la natura dell’Africa, con il ritmo e la bellezza del Brasile, con l’eleganza dell’India…
Pasquella italiana, flauti andini e costumi peruviani... Incredibile forza di unità e piacere intenso di tutti!
Messa nelle lingue originali
Un po’ scontenti che lo spettacolo si dovesse fermare, ci siamo preparati alla Messa, presieduta dal vescovo mons. Claudio Giuliodori, che ha ripreso coraggiosamente il discorso del papa per l'occasione. Ha sottolineato che gli immigrati sono un'opportunità, un arricchimento per l'Italia; che meritano più spazio e che non si giustificano atteggiamenti discriminatori.
I vari riti e i canti, le letture e le preghiere sono stati fatti dagli immigrati nelle lingue dei popoli, senza tradurre in italiano, proprio per far sentire di più la varietà dei doni culturali di Dio all'umanità nella Pentecoste, che continua anche oggi nel mondo.
Ci siamo lasciati contenti, con il rimpianto di non poter rimanere sempre… "in cielo" e di doverci separare, per tornare alle nostre case e al lavoro. Ma ci rivedremo presto!