Entusiasmo estremo per la missione: Tra gli “Impuri” mi sono purificato
Sono missionario in Bangladesh da 28 anni. Ringrazio il Signore per il bene che si è degnato di operare attraverso di me e invoco la sua misericordia per i miei tanti limiti che hanno impedito alla sua grazia di operare pienamente.
Ormai, alle soglie della terza età, pensieri di eternità si affacciano sempre più frequenti alla mia mente: vivere intensamente il presente diventa in me gioiosa attesa per l'incontro con Dio.
Ripercorro velocemente gli anni della missione, per tentare un bilancio e mettermi in atteggiamento di ascolto, per dare una risposta di fede al momento che sto vivendo. Trovo in questa avventura di fede una costante che lega insieme tutti gli avvenimenti: l'entusiasmo per la missione , che si presenta sempre con nuovi risvolti e nuove sfide ed esige quindi da me una continua novità di vita.
Il terreno della mia missione è stato quello degli ultimi, degli esclusi e, in particolare, coloro che - con termine legato alla tradizione millenaria di tutto il continente indiano - sono chiamati muci , per il mestiere dei loro antenati: quello di scuoiare carogne di animali (mucche, capre ed altro), ricavando magari anche un buon boccone dalle carni in via di putrefazione, conciarne le pelli e poi venderle a coloro che, senza sporcarsi le mani, ne ricavavano lauti guadagni. Questo mestiere, insieme ad altri, era ed è considerato ancora un affare impuro e imprime un marchio indelebile in chi lo esercita e nella progenie.
Tra gli impuri ho vissuto 28 anni. Amandoli, mi sono purificato.