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Convinzioni missionarie: la croce, scintilla della missione

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La facile tentazione del miracolo

L'attività febbrile, l'illusione di risolvere i problemi immediati della povera gente, inventando iniziative e rincorrendo sempre nuovi progetti, possono far perdere di vista il vero orizzonte della missione. La tentazione di cambiare le pietre in pane è sempre in agguato. Si presenta come la soluzione più ovvia, che però può completamente svuotare dall'interno il vero senso della missione. Il Signore mi ha aperto gli occhi in tempo.

Al termine dei 12 anni di un'attività che non ha conosciuto soste a Borodol, l'anno sabbatico è stato per me un autentico momento di grazia. Ho avuto tempo per pregare, per confrontarmi con altre realtà, per guardarmi un po' indietro e valutare, con maggiore distacco, quello che era stato il mio modo di fare la missione. La missione, infatti, si rinnova nella misura in cui si è attenti a cogliere gli impulsi della grazia. Ho rafforzato alcune convinzioni missionarie. Le espongo brevemente.

Ascolto di Dio e ascolto dell'umanità

La missione è la risposta sempre attuale alla chiamata di Dio, che non si esaurisce mai in una sola istanza. È un atto di fede, che però non può mai essere dato per scontato. La missione, infatti, ha una duplice dimensione: l'ascolto di Dio e l'ascolto dell'umanità. Luogo privilegiato dell'ascolto di Dio è la preghiera; l'ascolto dell'uomo ci rende capaci di affinare la sensibilità per quelle che sono le sue esigenze più vere. L'incontro di queste due linee, all'interno della nostra anima, fa scoccare la scintilla della croce, che sola può dare origine alla missione.

È finita l'era del protagonismo, che in parte aveva contagiato anche me; i navigatori solitari sono un anacronismo e non fanno certo avanzare la missione. A livello personale, il missionario deve sempre più risalire alla sorgente per attingere forza e non correre il rischio di diventare insignificante . A livello di comunità di missionari, occorre una risposta corale che faccia trasparire la gioia e l'entusiasmo della missione attraverso le note dell'affidabilità e della trasparenza.

Due icone e due personaggi della bibbia

In questo contesto personale e comunitario della missione, le due icone bibliche che trovo più consone sono:

•  da una parte, quella della trasfigurazione: Gesù che prega intensamente, accetta l'esperienza della sofferenza e scopre la predilezione del Padre;

•  dall'altra, quella della prima comunità cristiana, come viene proposta dai primi capitoli degli Atti degli apostoli: una comunità che trova la sua origine e la sua convergenza nell'Eucaristia.

Nel riflettere sulla mia esperienza passata, faccio volentieri riferimento anche a due personaggi biblici: Mosè ed Elia. In qualche modo, vedo me stesso riflesso in loro, trovandoli paradigmatici anche per la mia vita missionaria. Infatti, sia in Mosè sia in Elia, sono chiaramente visibili i due momenti che mi piace identificare con i termini di preistoria e di storia . Il punto discriminante per ambedue è dato dall'incontro con Dio: nel deserto per Mosè e sul monte Oreb per Elia. La prima fase - la preistoria - si conclude per tutti e due con la fuga, e cioè con il fallimento; invece la seconda fase - la storia - porta alla liberazione, perché si basa sulla forza di Dio.



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