È vissuto per la missione
Siamo entrati nella chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù, poco distante dal largo che, in virtù di una delibera della giunta comunale di Aversa, è ora intitolato “Piazzale Mons. Giovanni Gazza”. In quella chiesa erano convenuti numerosi sacerdoti e fedeli, oltre ad alcune personalità, come i vescovi di Aversa e di Avellino, il sindaco di Aversa e altri.
Avendo io dimorato per oltre dieci anni in episcopio, accanto a mons. Giovanni Gazza, sono stato subito riconosciuto e fraternamente accolto da numerosi sacerdoti che erano stati suoi amici durante gli anni in cui il compianto vescovo era stato pastore di Aversa.
Invitato a parlare, ho cercato di mettere in risalto l’ammirevole statura umana e spirituale dell’indimenticabile confratello e vescovo.
Uomo, missionario e pastore ammirevole
Fin da giovane studente di teologia - lo ricordo bene - Giovanni Gazza si distinse per la fedeltà ai propri doveri di aspirante alla vita sacerdotale e missionaria, per il suo impegno nello studio, per la sua pietà Eucaristica e Mariana.
In seguito, come vescovo missionario in Amazzonia, come superiore generale dell’istituto Saveriano e come vescovo della diocesi di Aversa, mons. Gazza profuse tutte le sue energie per il bene del popolo di Dio.
E quando negli ultimi anni della sua vita, minato dal male che non perdona e che gli provocava ogni giorno la febbre, riducendogli progressivamente le forze fisiche, ritenne di non essere più in grado di compiere in pienezza il ministero episcopale, umilmente rassegnò le dimissioni nelle mani del papa Giovanni Paolo II.
Trascorse i suoi ultimi anni nel silenzio e nella preghiera con serenità di spirito, in preparazione al suo incontro con il suo amato Signore.