Diritti a rischio nel Brasile di Bolsonaro
Bolsonaro appare come qualcosa di nuovo nello scenario politico. La sua repentina fama lo ha spinto a predicare l’intolleranza contro le minoranze etniche, di genere, sesso, religione. Un’altra sua bandiera è stata quella di proporre la criminalizzazione di attivisti sociali, ambientalisti, indigenisti (il nostro caso) e dei politici che gli facevano opposizione. È doveroso ricordare che Bolsonaro non è apparso grazie a un tocco di bacchetta magica. I media ufficiali privati (in Brasile non c’è la nostra Rai), l’hanno eletto a “risolutore” dei mali della società brasiliana, demonizzando i politici al potere come corrotti (Lula su tutti). I social e le chat sono serviti come rampa di lancio delle sue idee. Più predicava intolleranza, odio e antipolitica, più riceveva adesioni. La guerra dichiarata da Bolsonaro è sostenuta in nome della “patria” minacciata dal comunismo, in nome di un “dio” patriarca severo e punitivo, pregato nelle celebrazioni pentecostali. Adesso, i diritti costituzionali saranno duramente attaccati. Tanti passeranno da “soggetto di diritto” a “oggetto di persecuzione e speculazione”. Saranno espropriate le terre agli indios per sfruttarne le risorse, tutte. In questi ultimi mesi è cresciuto il numero di sequestri, tentati omicidi, omicidi, attacchi di fazendeiros ai villaggi e persino controlli di militari dell’esercito nei villaggi. Speriamo anche che non vengano a mancare le politiche pubbliche che riguardano sanità ed educazione… e che gli occhi del mondo restino ben aperti sul Brasile.