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Così è nata la presenza saveriana in Marocco

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L’incontro con il Marocco è nato a Ceuta (enclave spagnola situata nella costa nord del Marocco), grazie ad alcuni campi di lavoro con giovani spagnoli in aiuto degli immigrati che lì approdavano. Queste iniziative, organizzate dai saveriani in Spagna, si sono svolte dall’estate del 2012 all’estate del 2018. Dal 2013, erano organizzati anche durante i fine settimana a Tetouan (Marocco), in collaborazione con i Francescani, con i quali i Saveriani condividevano la loro esperienza di Chiesa, presente come piccola minoranza in un Paese musulmano.

L’apertura della missione saveriana in Marocco è nata da queste iniziative di animazione missionaria giovanile, condividendo la spiritualità che anima la Chiesa del Nord Africa in stati musulmani, denominata “Presenza di Visitazione” in ricordo di Maria che visita sua cugina Elisabetta. Le Chiese del Nord Africa, infatti, vivono la spiritualità della Visitazione, cioè portano Gesù in sé stessi, servendo i fratelli come Maria con Elisabetta e sono portatrici di Cristo con la propria vita. Vivono così esperienze di fraternità, creando legami di amicizia.
Questo stile di missione, infatti, rispetta l’altro, riconoscendolo come già illuminato, investito dallo Spirito, capace di riconoscere i segni della presenza di Dio in chi si fa prossimo per offrirgli ogni gesto possibile di solidarietà umana. È servizio gratuito reso all’altro che fa sussultare, stupire, germogliare quello che lo Spirito ha già posto nell’altro.

È in una di queste occasioni che mons. Daniel Nourissat, allora vicario generale dell'arcidiocesi di Rabat, incontrava i missionari Saveriani nel monastero di Notre-Dame de l'Atlas a Midelt. In quel luogo ha chiesto informazioni su di loro e come venire in contatto con il Superiore Generale, proprio con l’intenzione di richiedere la loro presenza nell'Arcidiocesi di Rabat. L'allora Superiore Generale, p. Luigi Menegazzo, accolse favorevolmente la richiesta e permise l’iter di discernimento per approfondire la questione, affermando: “Non escludiamo nessuna proposta che venga dalle periferie, analizziamola bene, preghiamo e poi decidiamo”.

Il Marocco, poi, offre la possibilità di installarsi senza troppi problemi e nella diocesi di Tangeri si parla lo spagnolo per un antico retaggio storico. La natura della presenza è la gratuità, perché nel paese non è ancora possibile evangelizzare esplicitamente. Si tratta dunque di una presenza di testimonianza dell’amore di Dio, fatta di preghiera e di condivisione.



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